DROPKICK MURPHYS + FRENZHAL RHOMB + ROGER MIRET AND THE DISASTER

Questo è stato un concerto che ho aspettato per mesi poichè sullo stesso palco si sarebbero alternate band che ho sempre ammirato su cd ma che non avevo ancora avuto la possibilità di vedere on-stage. Il menu vedeva come antipasto i Disaster e Roger Miret, come contorno gli australiani Frenzhal Rhomb e come primo piatto se questo non vi avesse ancora saziato i mitici Dropkick Murphy’s.

18/02/04-Roma.    L’ultimo album dei Dropkick Murphy’s “Blackout” mi aveva lasciato letteralmente a bocca aperta essendo io un amante della contaminazione Irish-Folk con il punk e quindi non vedevo letteralmente l’ora di poter vedere se i ragazzi di Boston riuscissero anche sul palco a riportare la stessa energia e magia che è presente nei loro album.

Ma andiamo con ordine. Verso le 21 circa sale sul palco Roger Miret con il suo side-project “The Disasters”(ma è mai possibile che qui al nord i concerti incomincino cosi preso?!). Non ci riesco proprio a criticare una icona dell’hardcore mondiale come Roger Miret che insieme agli Agnostic Front ha scritto delle pagine fondamentali di questa musica ma purtroppo devo dire che la loro prestazione non è stato affatto indimenticabile. Per l’occasione Roger Miret assolda una “super-band” (ecchepalle noi vogliamo le line-up originali!) con il chitarrista degli U.S.Bombs e il suo fedele compagno Mike Gallo anche negli AF.

 Il loro show diciamo che è stato “sottotono”, la gente non conosceva assolutamente le canzoni e purtroppo nel 90% dei casi nemmeno il personaggio e si guardava con faccia smarrita cercando di chiedersi perchè quella band stesse suonando su quel palco. Roger Miret canta (o meglio sputa) con grinta ed energia per circa una ventina di minuti e quando si accorge che proprio nessuno se lo fila decide di rispolverare uno dei classici degli Agnostic Front come “Gotta Go”in cui la gente decide finalmente di pogare e divertirsi. Un live senza ne capo ne coda di una “classica cafonata americana”. Bocciati!

Seconda band a salire sul palco sono i Frenzhal Rhomb. Finora avevo sempre sentito parlare bene di loro quindi mi aspettavo un grande live-show avendo sempre apprezzato le loro prove su cd. Al primo colpo d’occhio la cosa che colpisce è come ogni membro della band sia vestito in maniera diversa dagli altri con un risultato finale abbastanza ridicolo. Musicalmente non si possono criticare essendo tutti quanti dotati di un’ottima tecnica (soprattutto il batterista preciso e potente per tutto lo show) ma sinceramente la loro presenza scenica ha lasciato alquanto desiderare. Il cantante pareva una brutta copia di Mauro dei Raw Power (l’ennesima) e sembrava non riuscisse a trovare pace su quel palco, mentre il chitarrista volutamente si rendeva ridicolo davanti agli occhi della platea con riff e assoli assurdi dai risultati a dir poco comici. Purtroppo durante il live hanno fatto molto pezzi da “Sans Souci” che sinceramente a me non ha entusiasmato e solo pochi pezzi dai vecchi (splendidi) album come “A men’s not a camel” o “Meet the Family”. Delusione completa quando a fine concerto sebbene richiesta a gran voce dalla platea non ci hanno regalato “Racism”, loro miglior hit-single.L’attitudine della band va ricercata sicuramente in gruppi storici come Vandals che non si prendono mai sul serio anche se per arrivare a quei livelli ce ne vuole di strada ancora. Rimandati!

Verso le 22:30 circa la tensione sale e i cori che inneggiano ai Dropkick Murphy’s iniziano a salire sempre più forti “Let’s go Murphys”! Diciamocelo francamente, nessuno dei presenti era li per le band di supporto ma attendevano tutti quanti le cornamuse, il tin-whistle e le birre di questi Irish-Boy. La mia attesa era leggermente più tiepida avendo già assistito nel pomeriggio al sound-check in cui mi avevano quasi regalato un personale show in cui hanno suonato canzoni come “Forever”, “Amazing Grace” (la cornamusa di questa canzone mi fà impazzire) o una versione in chiave Irish Folk di “Jesus Christ Superstar” con tanto di bestemmia finale (per la cronaca il sound-check è durato circa un’ora e cinquanta minuti facendo imbestialire i gestori del locale). Il concerto non poteva non incominciare che con “For Boston”che fa salire da subito la temperatura del locale. Senza fermarsi sparano la prima cinquina di canzoni che vedeva “Finnegan’s wake”, “Barroom Hero”, “Gonna be a blackout tonight” e “Walkaway”. Senza pause tra cornamuse, birre e chitarre belle potenti continuano a regalarci loro pezzi storici come “Do or Die”, “Gang’s all here”, “Spicey McHiggis Jig” anche se la parte del leone in questo live la fanno i pezzi tratti dall’ultimo album “Blackout” con ben 11 canzoni. In canzoni come “As one” o “Time to go” il pubblico(il sottoscritto in primis)  esce veramente di testa e tutto il locale inizia un infernale pogo, è impossibile non lasciarsi catturare dai loro ritmi. In “The dirty Glass” sale anche la cantante femminile per cantarla che sinceramente non è affatto dotata di una gran voce ma che compensa indubbiamente con altre “doti” ben più evidenti. Il concerto dopo circa un’ora e mezza si avvicina alla fine con l’ultimo terzetto “Worker’s song”, “Bastard on parade” e l’ultima “Skinhead on the MBTA” in cui la gente invade “pacificamente” il palco. Hanno veramente ripagato tutti i chilometri che mi sono fatto con uno show a dir poco fenomenale in cui in un’ora e mezza non hanno sbagliato una nota e ci hanno messo veramente tutta l’energia possibile. Che dire: promossi a pieni voti!!

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