Vengono da Boston ma le loro radici musicali vanno ricercate ad li là dell’oceano in paesi come l’Irlanda o l’Inghilterra. Il loro ultimo album “Blackout” li ha definitivamente consacrati al grande pubblico e con il loro recente tour italiano ci hanno dimostrato di essere anche una delle migliori live-band della scena. Loro si chiamano Dropkick Murphys e con un intervista a tutto campo cerchiamo di conoscerli un pò meglio.
La vostra musica è un insieme di Irish-Punk-Oi-Folk Music eclettico, originale e soprattutto pieno di grinta, quale è stata la reazione della gente ai vostri primi concerti davanti a questa musica cosi particolare?
Matt: I primi show erano solo per divertimento perchè non suonavamo per “professione” ma da subito la gente ci ha iniziato ad apprezzare perchè riprendevamo musicalmente band che noi amavamo come i Pogues o i Clash. Mi ricordo che eravamo molto emozionati e curiosi della risposta della gente e credimi non avrei mai immaginato poi un anno dopo di arrivare ad incidere un album per una etichetta discografica e tanto meno credimi poi di iniziare a fare tour per l’America e l’Europa. Probabilmente se quello show fosse andato male oggi noi non saremmo quà.
Hai giusto citato due band di cui si sente forte l’eco nella vostra musica : i Pogues e i Clash. Se dovessi fare una percentuale tra chi dei due vi ha influenzato di più, cosa mi diresti?
Matt: Per quanto riguarda quelle band ti direi un bel 50 % per entrambi per par condicio. Sia i Pogues che i Clash sono delle band fondamentali per la storia della musica in generale e chiunque ami semplicemente la musica non può non riconoscere la loro incredibile genialità. Oltre a loro ci sono poi una miriade di altre band che ci hanno influenzato musicalmente e a cui tuttora ci ispiriamo come i Rolling Stones, i Sex Pistols, gli Who, gli Ac/Dc o gli Stiff Little Fingers con cui abbiamo appena concluso uno splendido tour americano. Oltre ad essere dei musicisti straordinari sono anche delle persone umili e gentili e vedere nei loro occhi ancora l’amore per il Punk Rock mi ha emozionato.
Tra le tue band preferite hai citato appunto gli Stiff Little Fingers e i Clash, famosi oltre che per la loro musica ma soprattutto per il loro impegno politico. Voi perchè non avete mai voluto essere “politici” nelle vostre canzoni ma avete sempre cercato di evitare la questione?…è per questo motivo che anni fà rifiutaste l’offerta della Banda Bassotti di suonare in tour in Italia?
Matt:La risposta è semplice e scontata per certi versi: noi non parliamo di cose che non conosciamo a sufficienza. Abbiamo ovviamente le nostre idee e ti posso confessare che sono contrario alla attuale politica internazionale del mio Paese e del mio Presidente. Ti faccio un esempio che forse ti farà capire meglio il perchè noi non parliamo di politica. Se noi due ci incontrassimo per strada magari potremmo scambiare due chiacchiere per quanto riguarda il tempo che farà e non ci sarebbe nulla di strano. La cosa strana sarebbe se io domani poi mi alzassi, andassi in televisione e spaccerei le mie idee sul tempo che farà e dicessi che sono la verità. La stessa cosa quindi vale per noi come band, con te faccia a faccia parlo tranquillamente delle mie idee politiche però non mi sento di urlarle al mondo come se fossero verità certe. Non me la sento di mandare un messaggio dall’alto di un palco ai ragazzi che mi ascoltano, è una grande responsabilità credimi. Ciò nonostante io stimo incredibilmente band come i Nofx, Clash, Anti-Flag che con cognizione di causa espongono nelle loro canzoni le loro idee. Saremmo falsi se dicessimo certe cose e credo che i nostri fan ci apprezzino soprattutto per la nostra sincerità.
Però voi siete una band formata da “skin”. La filosofia Skin solitamente però è politicamente schierata o a destra (Naziskin) o a sinistra (Redskin), voi dove vi inserireste?
Matt: Perfettamente al centro! Non vogliamo essere associati a nessun estremismo perchè quando hai posizioni cosi radicali poi arrivi anche a perdere il senso della realtà e cominci a vedere ciò che ti succede con occhi diversi e non è giusto farlo. Questo problema confesso che è più radicato in Europa per vari modi che non saprei dirti, forse perchè qui la politica è molto più sentita oppure perchè si rimane ancora fortemente ancorati ad ideologie post ’77. So soltanto che dopo il primo tour Europeo abbiamo deciso che non saremmo andati più negli squat a suonare. Questo non perchè abbiamo qualcosa contro la loro filosofia ma per rispetto ai nostri fan che non si devono sentire obbligati per vederci a dover “subire”un certo tipo di ideologia, giusta o sbagliata che sia. Non vogliamo che magari i nostri fan trovino il Nazi o il Redskin estremista e che poi nasca una rissa e qualcuno possa rimanere ferito come già successo, quindi per evitare il problema abbiamo preso una decisione cosi radicale. Il solo messaggio che vogliamo mandare è quello di pace e giustizia che penso sia condiviso da tutti.
Dagli inizi il vostro sound è sempre stato molto potente e nonostante abbiate avuto dei forzati cambi di formazione siete rimasti sempre coerenti ad una stessa linea. Una sorta di differenza però la possiamo trovare tra “Do or die” primo album per la Hellcat Records del ’97 e “Blackout” del 2003 non credi?
Matt: Siamo molto migliorati da “Do or die” e cerchiamo sempre di migliorarci nella musica che facciamo. Non vogliamo fare sempre la stessa cosa perchè sarebbe troppo noioso per la band e ci sentiremmo falsi con i nostri fan. Sarebbe stato troppo facile continuare a cavalcare l’onda del successo che avevamo avuto con “Do or Die” continuando con gli stessi ritmi. Magari abbiamo perso qualche fan, non saprei, ma di sicuro a quelli che continuano a seguirci gli piacciamo perchè siamo cosi. “Blackout” è un album in cui la parte tecnica ha una importanza maggiore e abbiamo cercato sperimentazioni nuove andando maggiormente sul Folk. Il prossimo album magari sarà molto più tirato ed heavy ma non per questo non sarà un album dei Dropkick Murphys.
Grazie al Warped Tour avete la possibilità di incontrare tutto il mondo musicale che ruota attorno al punk e confrontarvi con band che hanno ben poco a che fare con voi. Quali sono le band della nuova scena punk che più ti piacciono?
Matt: Siamo molto amici e apprezziamo tutti le band del roaster Hellcat con cui ci troviamo in sintonia musicalmente. Il Warped Tour io lo considero solo un gran contenitore che permette ai ragazzi di farsi un’idea di quello che circola ora nel punk, poi sta all’ascoltatore scegliere quali band seguire e quali no, di quali comprare l’album e seguire con costanza e di quali fregarsene. Non esiste poi solo il Warped Tour per esempio ti posso dire che adoro gli Oxymoron che sono tedeschi.
Voi fate parte del roaster della Hellcat Records di Tim Armstrong dei Rancid. Cosa pensi della loro decisione di passare ad una major?…non ti senti per certi versi tradito visto che per tanti anni hanno sbandierato al vento la loro totale indipendenza e poi si sono accasati con una grande multinazionale?
Matt: La Hellcat è una piccola label che ormai non poteva più contenere il successo che hanno i Rancid e penso che sia per questo motivo che hanno deciso di passare con una major Label. Non mi sento affatto tradito e non penso bisogna per forza essere su una indie per essere punk; band come i Clash erano punk e penso nessuno possa contestarlo sebbene abbiano inciso sempre per major. Può essere positivo anche per le band più piccole questa cosa, magari ci sarà qualcuno che sentendo l’ultimo dei Rancid poi magari per curiosità si va ad informare su quello che hanno fatto prima e su tutto il mondo sottostante e inizia a sentire il punk e si avvicina ad altre band. Una band è punk se continua a credere in ciò che fa e non centra nulla il discorso indie o major label. Conosco Tim e sono sicuro che se ha preso questa decisione abbia valuto tutti i pro e i contro poichè so che non svenderebbe mai il suo talento e la sua musica per nessuna cifra al mondo.
…quindi se arrivasse una offerta voi accettereste?
Matt: Non ho detto questo. Se arrivasse un’offerta ci sederemmo tutti assieme ad un tavolino e ne discuteremmo in tranquillità senza nessun pregiudizio. Vedremmo quello che queste persone ci offrono in più rispetto a quello che abbiamo ora e che credimi non ci saremmo mai sognati di avere. Porremmo le nostre condizioni e se venissero accettate, cioè se continuassimo ad avere la stessa libertà di azione in ogni cosa, perchè no. In fondo noi siamo conosciuti perchè siamo su Hellcat, se avessimo inciso per una etichetta fondata da noi senza alcuna distribuzione non avremmo potuto continuare. Il discorso è semplice: se la gente non ti conosce come pretendi che poi ascolti la tua musica. Stare su una major label ti da la possibilità di farti conoscere da più gente e poi saranno loro a decidere se te gli piaci o no, nessuno li può obbligare!
Negli ultimi anni la scena punk è stata inquinata da miriadi di cloni emo-band. Cosa pensi di questa invasione di massa di queste smielate sonorità?
Matt: Questa è la vera cosa da combattere secondo me, non sono le major ma le emo-band!! Sicuramente tra di loro ci sono ottime band e che sono sincere ma io che le ho viste e conosciute di persona ti posso dire che al 99% sono tutte costruite e false. Avere quel tipo di look, i capelli lunghi sulla fronte, sentirsi rock-star e continuare a rompere le palle con canzoni d’amore assolutamente orribili, questo è dannoso al punk. A me personalmente fanno schifo, non riesco a concepire come si possa fare questa musica. Molte volte quando vedo queste band mi verrebbe di salire sul palco e spaccargli tutti gli strumenti perchè loro non hanno rispetto per la musica e soprattutto per i fan. La vera guerra da combattere non è stupidamente quella che si sta facendo da anni contro Offspring o Green Day all’interno della scena punk perchè loro tutto sommato sono punk, ma bisogna combattere contro queste emo band di merda che stanno distruggendo quanto costruito da band come Ramones o Clash e poi portato avanti da gente come Bad Religion o Rancid. L’emo e gli emo-kids sono la feccia del punk-rock secondo noi! Che differenza c’è tra gli N’Sync o una qualsiasi emo band?! Nessuna!!
Ogni anno nel week-end di San Patrizio suonate nella vostra citta Boston e la gente che vi ha visto usa sempre toni entusiastici per descrivere ciò che succede. Quali emozioni provate a suonare davanti al vostro pubblico?
Matt: Se ogni volta che suoniamo sul palco siamo emozionati, a Boston nel St.Patrick’s week siamo su di giri credimi. Poi quella settimana per noi è terrificante perchè abbiamo miliardi di cose da organizzare e poi prima del concerto i nostri telefonini squillano in continuazione perchè c’è sempre qualche amico che rimane senza biglietto e che quindi ci implora di farlo entrare. Per noi quello non è un concerto ma una sorta di party con la gente che ci ama e che noi amiamo. Semplicemente fantastico e potete sentire questa cosa nel “Live on St.Patrick Day” uscito due anni fà oppure nel Dvd appena uscito. Per quel live suonammo nei tre giorni qualcosa come una settantina di canzoni, chi ci ha visto in quel week-end ha avuto il piacere di sentire tutto il nostro repertorio. Finito quel concerto abbiamo bisogno minimo di una settimana di riposo per riprenderci dallo shock emotivo e dalla tensione fisica.