Visto che per me erano un gruppo semi-sconosciuto ho preferito prima chiedere ai ragazzi di scrivermi un po di storia del Gruppo in modo da poter conoscere meglio come e perché sono nati:
I Diario di Bordo nascono nell’autunno del 2012 da un idea partorita fra svariati brindisi per sigillare una nuova amicizia nonché una fratellanza nata fra Max (Blood Pact) e Giuseppe (Banged Up) a casa di un loro amico di Bologna, dove discutendo di musica decisero di incontrarsi in sala prove impostando un loro groove fin da subito. La formazione ha avuto inizialmente qualche cambio di componenti passando da quattro a tre con Max alla voce e chitarra, Giuseppe alla batteria e Lorenzo al basso. I tre decisero di registrare qualche traccia in presa diretta sul finire del 2014 presso la Kaizoku Records di Imola. Qui conobbero Leo (Anonima Alcoolisti, I Fuzoni) che registrandoli rimase soddisfatto dei brani e si propose come ulteriore chitarrista; non ci fu molto da pensare data l’amicizia di vecchia data con Lorenzo e la passione per gli stessi generi musicali e temi sociali.
Da li a poco si definirono meglio i brani e vennero modificate alcune parti giungendo alla decisione di incidere il primo album, “sindrome pirata” uscito a gennaio del 2016 co-prodotto da Kaizoku Records, Rumagna Sgroza e South East Skinhead. Diversi amici contribuirono ad arricchire la costruzione dell’album partecipando a cori e suggerimenti musicali ma uno più di tutti spiccò dimostrando doti e complicità con i quattro, e vista la ricerca da tempo di un altro chitarrista per permettere a Max di dedicarsi unicamente al canto e alla conduzione da front man, le 4 rustiche mura di Kaizoku Records si prestarono ancora una volta a battezzare un nuovo componente nonché un altro amico: Mauro (Meanwhile, Sert, Streap-Pop). Il 6 Marzo 2016 La band si presenta per la prima volta con 5 componenti al Vecchio Son di Bologna con Max alla voce, Giuseppe alla batteria, Leo alla chitarra solista, Mauro alla chitarra ritmica e Lorenzo al basso.
Ringrazio i ragazzi, e ora passiamo al disco.
Fortemente legati alla vecchia scuola, questi 4 skinheads sfornano un disco decisamente interessante e ben suonato, le sensazioni che si provano ascoltandolo sono molto forti e personali, una sorta di libro della vita messo in musica, nei pezzi trasuda la rabbia e la voglia di non arrendersi di una generazione ancora giovane ma già adulta, costretta a vivere una vita non facile ed a guadagnarsi il proprio spazio a gomitate, una vita fatta di fratellanza, di serate leggere e momenti estremamente difficili, superati grazie a quella forza che ti da la tua famiglia acquisita, la tua curva e la tua mentalità ultras, e l’appartenere ad una certa scena. Musicalmente nulla da dire, come detto sono orientati verso il punk stradaiolo più classico, deciso e diretto, anche se le due chitarre danno un suono più pieno e armonioso, meno grezzo e bello da ascoltare, con qualche accelerata come ad esempio in “ossa rotte e rock’n’roll” mista a pezzi di ambientazione da ballata piratesca-oi! (si lo so è strana, ma ascoltatelo e ditemi) e pezzi più classici, trascinanti ed emotivamente carichi come “cresciuti come pochi” (…baci di giuda ancora cercano noi, che un passo indietro non l’abbiam fatto mai…no va beh!) e la splendida “giorni ribelli”. Una gruppo di ragazzi con lo sguardo incazzato verso il futuro e l’amore per le proprie radici insomma, per quanto mi riguarda una bella e piacevole scoperta, se amate lo streetpunk sincero e balordo non potrete farne a meno.
Registrato e mixato presso il Kaizoku records di Imola, masterizzato da Not Brushing Dolls, co-prodotto da Kaizoku records, Rumagna Sgroza e South East Skinheads.
tracklist:
01.Street Life
02.Cresciuti Come Pochi
03.Bicchieri E Lividi
04.In Fiamme La Città
05.Giorni Ribelli
06.Vecchia Tradizione
07.Ossa Rotte E Rock’N’Roll
08.La Nostra Rotta
09.Finché Morte Non Ci separi