A due anni di distanza da “Alza la voce” (che mantiene ancora il record come recensione più cliccata sulle pagine di Punkadeka.it!!!) ritornano sulla scena i DDR, punk rock band toscana, che proprio sulle pagine di questa webzine erano diventati un vero e proprio caso mediatico.
“Diritto di rivolta”, questo il nome del loro secondo full length, è un album che dimostra che quanto di buono fatto vedere da questi ragazzi nel primo disco non è stato solo un episodio isolato. In questi due anni i ragazzi, si vede da queste 12 tracce, sono cresciuti da un punto di vista compositivo, sia musicale che testuale. Come ogni primo disco “Alza la voce” era ancora un po’ acerbo, le influenze dei sacri avi del Punk Rock erano decisamente forti e a volte i ragazzi ne rimanevano schiacciati (anche se sembra che come i Me First & The Gimme Gimmes un tributo ai Bad Religion lo devono sempre pagare come in “Mondo Fragile”, pure Bad Religion style!) .
In “Diritto di rivolta” trovano decisamente la loro via e riescono a fare quel salto in personalità che sinceramente mi auguravo ed aspettavo. La voce forse un po’ piatta e poco convinta di Selina in alcuni pezzi del precedente disco lasciano il posto ad una cantante ormai conscia delle proprie capacità che riesce a graffiare e ad essere aggressiva nei pezzi più tirati e coinvolgente e “calda” nei pezzi più melodici. Peccherei di eccessiva “galanteria” se non sottolineassi che le sue sinuose qualità vocali sono più che validamente sorrette da una band solida ed energica capace di fondersi in un unicum esplosivo.
Registrazione decisamente impeccabile che rende giustizia al talento dei ragazzi che propongono un sound tipicamente punk rock compatto ed energico senza scadere nel classici clichè del genere. I ragazzi non tralasciano nessun dettaglio e questa volta anche l’artwork è all’altezza della qualità espressa dalla loro musica.
Come special guest è presente di Cippa dei Punkreas in “La terra che non c’è”, che forse è la canzone che mi ha convinto meno dell’intero album per un testo un po’ banale e adolescenziale. Un disco curato in ogni dettaglio che dimostra come con la sincerità e il cuore si possa fare strada senza per questo vendere la propria passione alla prima tv o manager di grido.
Ps. se proprio vogliamo trovare un difetto a questo disco, e noi per l’appunto vogliamo, è il pizzetto di Guido (basso) che trovo decisamente demodè e poco Punk 🙂
Voto: 8 – (Ottimo esempio di Punk Rock italico)