Sinceramente avevo “paura” ad ascoltare questo disco, nonostante sia stato tranquillizzato nientemeno che da Roberto’ già l’inverno appena passato, un po di timore per il confronto con un capolavoro come “come stai?” ce l’avevo. Ma appena la puntina s’è appoggiata sull’elegante vinile bianco ogni dubbio se n’è volato via veloce, ed eccoli qua più splendenti che mai i Dalton, a rispolverare suoni e sensazioni che sono sempre stati nelle nostre teste, perché è da li che veniamo.
Apertura col botto che mette subito tutto in chiaro, con quella tastiera che mi fa impazzire ed il ritmo sfrenato di Gaia, ritmo che prosegue bello sostenuto e frizzante anche nella seconda traccia con quel ritornello che ti rapisce e non ti riporta più a casa, e dove ogni tanto fa capolino la stupenda armonica del Giallo. Il culo smette di ondeggiare un pelo su “estate”, ma soprattutto su quella perla calma in un mare agitato come “la vigna della morte”, un’altra ballata da antologia, canzone d’autore pura e limpida, uscita direttamente da qualche osteria della periferia romana.
Insomma da come spero avrete capito i Dalton hanno inciso un altro capolavoro, riuscendo ad intrecciare perfettamente ambienti e situazioni, strumenti e temi in quello che ormai possiamo chiamare stile Dalton, con dei cori da paura e con gran cura sia per i testi che per le musiche che li accompagnano. Presenti due cover fatte davvero bene come “e se ci diranno” del maestro Luigi Tenco e “transmetropolitan” dei Pogues.
Ospite alla tastiera Shiny D ed al sax Giada Basile, foto di Danilo Marrocchi e grafica di Federica LaRude, registrato presso l’Hombre Lobo da Valerio Fisik, prodotto da Hellnation e distribuito da Contra Records.
tracklist:
01. Gaia
02. La dose fa il veleno
03. E se ci diranno (Luigi Tenco)
04. Estate
05. Transmetropolitan (The Pogues)
06. La vigna della morte
07. A cuor leggero