Leggendo questo articolo su La Pressa di Stefano Soranna, mi sono tornate in mente alcune di quelle reminiscenze storiche dovute più che altro a racconti di chi quel periodo l’ha vissuto a 360 gradi, portando poi noi giovani ragazzini, che ascoltavamo a bocca aperta, ad intraprendere (o almeno cercare) la stessa strada, in quella bologna che negli anni ’80 /’90 è forse stata il fiore all’occhiello per chi sentiva dentro quell’ardore di punk rock.
“391 – VOYAGE THROUGH THE DEEP 80s UNDERGROUND IN ITALY”, dedicato a quelli che COME NOI hanno vissuto quegli anni indimenticabili e non hanno mai perso lo spirito di vivere la notte.
Questo doppio cd di musica emiliana new wave/post punk anni ’80, ha molti meriti, oltre a raccogliere dei brani strepitosi, ha permesso di riscoprire e raccontare storie ormai dimenticate. Una tutta modenese è quella dei Centri Giovani San Paolo e Villa D’Oro, nati rispettivamente nel 1977 e nel 1979.
Il grande pubblico non era a conoscenza della velocissima diffusione che il genere stava avendo ma i nuovi gruppi punk andavano moltiplicandosi, le etichette che pubblicavano i loro album (ma più spesso cassette) sempre più numerose e le “fanzine” che li recensivano iniziarono a circolare in numero crescente tra gli appassionati. Ai primi concerti parteciparono band come gli Skiantos, i già citati Gaznevada e complessi “new wave” come i Confusional Quartet.
Questa prima ondata punk (bolognese e non solo) era però destinata a durare poco: essa iniziò a subire ben presto un cambiamento che l’avrebbe portata verso sonorità più dure e testi più politicizzati nei quali trovavano posto orientamenti anarchici e pacifisti, talvolta nichilisti.
E, guarda caso, quella bolognese fu la prima scena ad abbracciare la nuova ondata hardcore proveniente dal nord Europa: band come i RAF Punk, i Raw Power e gli Irha ebbero presto un gran seguito. Ma la nascente scena hardcore non si limitò soltanto al capoluogo emiliano e si diffuse anche a Roma, Milano, Pordenone, Torino: l’hardcore punk divenne un genere molto amato da una certa fascia di giovani, che nei testi di gruppi come i Negazione, i Wretched, i Kina e tantissimi altri trovavano l’espressione concreta del loro rifiuto di un ordine sociale contro cui ci si poteva schierare a partire dalla passione per la musica . Questo nuovo filone durò per tutti gli anni ottanta, raggiungendo punte di notevole successo che portarono l’hardcore italiano a essere uno tra i più influenti del mondo.
Torniamo però indietro alla Bologna dei primi anni ottanta: tra i gruppi che l’etichetta Attack Punk Records promuoveva, c’era una band di Reggio Emilia che credo sia doveroso citare, anche se certamente la loro musica non può essere definita semplicemente punk, i CCCP – Fedeli alla linea. Nati nel 1982 dall’incontro del chitarrista Massimo Zamboni e del cantante Giovanni Lindo Ferretti.