Quarto lavoro per i CUT, nota band bolognese che propone una esaltante miscela punk/rock/wave. Suoni diretti, compatti, che arrivano dritti all’ascoltatore e che non lasciano spazio all’immaginazione.
Si comincia con “Go Bang!”, brano rockettaro con qualche vena blueseggiante, che apre la strada alla cadenzatissima “A different beat”, pezzo che dà il titolo al disco e che ricorda a tratti il sound dei mitici Jam.
“I’m not scared” e “Sister Guillotine” mantengono la linea coerente delle prime due song: fanno muovere l’ascoltatore e lo catapultano in una atmosfera coinvolgente, quasi a riproporre la potenza live del gruppo.
La doppietta post-punk di “Sweet Words” e “Goth disco” ci sposta un po’ verso sonorità introspettive, senza però cadere in banali suoni già sentiti, che avrebbero potuto abbassare il livello del disco, che prosegue invece dritto e incazzato, senza pause.
L’esplorazione di altre sonorità prosegue con la cupa e psichedelica “The Price”, che fa quasi riprendere fiato, permettendoci di rilassarci, prima di tuffarci a capofitto nel rock di “I ain’t cool” e “Wrong black city”.
I suoni un po’ sporchi, ma con un ottimo groove che da al disco una vena dark molto affascinante, proseguono incessanti e il risultato che si ha è quello di un lavoro omogeneo, ma mai noioso, come dimostra “Man with money”, brano perfettamente a cavallo tra i suoni punkeggianti sentiti fino ad ora e delle ritmiche rock/blues che si incastra benissimo nella scaletta del disco e che introduce i toni più bui di “Straight from the retting ground”.
“Ex-Icon” è una botta direttissima, perfetta per dare là al gran finale di “Nightride”, pezzo di sei minuti in cui si alternano ritmi, atomosfere, riff differenti, con la chicca dei rumori di fondo ad opera di Julie’s Haircut al gran completo.
Insomma un ottimo disco, fatto di intuizioni geniali, arrangiamenti semplici ma efficaci, sonorità sporche e tanta grinta, quella che da sempre distingue i Cut e permette loro di distinguersi in un panorama troppo spesso piatto.