I Converge sono la classica band capace di porre un distacco abissale tra chi adora e chi invece detesta la loro proposta sonora. Dannatamente estremi, unici nel trasformare sentimenti oscuri in musica e autori di ottimi album, uno su tutti “Jane doe”. La loro storia è comune a molte altre band del circuito alternative, qualche concerto, diverse autoproduzioni e una serie di split ufficiali e non capaci di far girare ben presto il loro nome su tutto il territorio americano.
Dopo aver messo al mondo produzioni poco fortunate ecco arrivare il momento che tutti sognano per la propria band, ovvero scrivere l’album “definitivo”, quello capace di rimanere impresso nella mente di tante persone e particolare al punto da farti passare da semplice promessa a realtà affermata. “Jane doe”, ovvero estremismo sonoro evoluto allo stato puro, capace di cambiare i connotati di una scena (in questo caso quella hardcore-metal) e destabilizzare le abitudini di quattro normalissimi ragazzi.
Tante cose cambiarono nella loro vita, riviste musicali e media iniziarono a incuriosirsi di fronte alla stravaganza sonora del quartetto di Boston e da li a poco i tour mondiali iniziarono a farsi sempre più frequenti per via di un pubblico letteralmente stordito da così tanta rabbia. Il resto è storia recente, con una band ricercatissima e messa in copertina dai maggiori magazine musicali, capace di fottersene del music business mettendo in piedi un’etichetta (la Deathwish) e approfondendo un tema a loro caro quale l’arte (molti i gruppi hardcore che hanno affidato a Bannon la parte grafica dei loro dischi).
Definire i Converge semplicemente hardcore è ingiusto, tanti infatti i generi esplorati nel corso degli anni dal combo di Boston attraverso le molteplici sfumature del loro progetto sonoro. Il fresco passaggio su Epitaph ha fatto discutere molto sulla loro integrità, chi l’ha trovato il modo più semplice per avere fama e soldi, altri invece come l’unico modo per diffondere al meglio il proprio nome. Sta di fatto che tutti li attendevano al varco, consapevoli dell’impossibilità di ripetere una musa meravigliosa quale “Jane Doe”, ma sicuri del genio artistico di Kurt Ballou e soci. Prima di entrare in studio di registrazione dissero di non essere per niente tesi, ma bensì in uno stato di depressione che pensavano di aver superato ma che era riaffiorata ascoltando i nuovi brani. Ed eccoci quindi a parlare dell’ultima creatura da loro partorita, “You fail me”, un concentrato di rabbia e brutalità espressa a loro modo.
Un tuffo nel passato ma che allo stesso tempo prende le distanze dai precedenti lavori, con una raffica di brani diversi tra di loro ma legati dall’isterismo vocale di Bannon, ormai simbolo del combo statunitense. La partenza dopo una breve intro è affidata a “Last light”, canzone che mai ti aspetteresti dai Converge, malefica nel suo lento incedere e perfetta introduzione del massacro sonoro che ci aspetta subito dopo. Da “Black cloud” in poi si torna a respirare l’aria malsana che tutti conosciamo, fatta di bordate massacranti devote a velocità e follia. Rispetto al passato c’è da notare una varietà notevole di soluzioni alla chitarra ad opera del solito Kurt Ballou, che a livello di genialità è facilmente paragonabile a un altro mostro quale Ben Weinman dei Dillinger Escape Plan (il paragone con questo gruppo nonostante non trattino lo stesso genere ci sta tutto, in fantasia e aggressività è difficile dire chi sia meglio). Forti i richiami al loro vecchio amore, il punk, qui presente nei momenti più allucinanti, vale a dire quando la furia distruttiva prende il sopravvento su schemi stilistici ben precisi e che affiorerà sicuramente dal vivo.
L’unico momento di respiro che i Converge concedono sono racchiusi in “In her shadow”, un lugubre ballatone composto con chitarra classica e tetri cori di sottofondo, talmente strano da sembrare quasi brutto all’ascolto. Tornando al disco c’è da menzionare la prova vocale di Bannon, semplicemente allucinante nel modo in cui sbraita come un pazzo dal primo all’ultimo minuto sputando fuori tutta la negatività accumulata negli anni, in sintesi una cavia perfetta per psicologi e studiosi. Particolare anche l’artwork, curato naturalmente dalla band e ricco di messaggi che solo loro stessi possono decifrare. In conclusione come definire questo nuovo lavoro dei Converge? Una risposta vera e propria penso non ci sia, personalmente l’ho trovato affascinante come tutti i loro dischi ma non mastodontico… Tanto vale dargli un ascolto e capire di testa propria se sia accettabile o meno.
7/10
Tracklist:
01.First light 02. Last light 03. Black cloud 04. Drop out 05. Hope street 06. Heartless 07. You fail me 08. In her shadow 09. Eagles become vultures 10. Death king 11. In her blood 12. Hanging moon
Converge + Planes Mistaken For Stars
22/03/05 Rock Planet – Pinarella di Cervia
23/03/05 Rainbow Club – Via Besanzanica, 3 – Milano + La Crisi