CHASER: Dreamers

A distanza di oltre 6/7 mesi, dopo continui rinvii e imprevisti di ogni genere sullo scadere dell’anno eccomi qui finalmente a parlare di “Dreamers” l’ultimo lavoro dei Chaser, indicato da molti come uno dei migliori album del 2021.

Ammetto che per anni ho ignorato/snobbato il gruppo skate punk di Orange Country e che l’acquisto dell’album in preorder a scatola chiusa (in combo con quello dei Krang) è partito sulla fiducia nelle band che di solito propone e pubblica Sbam Records.

L’album, il quinto della loro ventennale carriera, arriva a distanza di 3 anni dall’ultimo (Sound of Sirens) e si presenta con una copertina in cui il blu e il viola danno un carattere deciso al tema futuristico dell’artwork. La scelta forse non in linea con le più classiche copertine assimilabili al punk hardcore melodico, a più di qualcuno avrà ricordato “Homesick” degli A day to Remember, ma non lasciatevi trarre in inganno perché le tredici tracce veloci e graffianti di quest’album sono ben lontane da quel pop punk miscelato al metal di 10 anni fa, e vi faranno fare piuttosto un bel tuffo nel clima californiano di metà anni novanta.

Ad aprire l’album troviamo “Fight of our lives” che prima di scaricarsi con tutta la sua potenza e la sua velocità, è anticipata da un estratto di 15 secondi del discorso di Charlie Chaplin nell’opera cinematografica “The great Dictator”:

Let us fight for a new world, you the people have the power, the power to create machines, the power to create happiness. You the people have the power to make this life free and beautiful, to make this life a wonderful adventure. Let us use that power! Let us all unite!

La breve intro che fa in pratica da prefazione, mette in evidenza il messaggio di speranza che si intreccia in ogni canzone di questo album, anche quando tocca argomenti più difficili. Testi incoraggianti e simpatici, ricchi di cori contagiosi pronti a motivarci nei momenti più neri e ad aiutarci a mantenere la fiducia in noi stessi attraverso le lotte della vita, in particolare nel periodo di una pandemia globale.

2020” è la traccia regina di questo album: sonorità skate punk con la batteria incisiva e incalzante che la fa decisamente da padrona. Con il ritmo sempre incessante dettato da Davey Guy passiamo alla successiva “Good Times”, in cui a salire in cattedra sono Jesse e Bill, che rispettivamente al basso e alla chitarra intrecciano sonorità tipiche dei No Use for a Name, su cui LeDonne ci mette la ciliegina con la sua gran voce.

Non cala di una virgola il quarto pezzo “Signs Of Life“: una vera e propria mitragliata di punk rock con un ritornello martellante in grado di lasciarti con il fiatone anche stando fermo sul divano. Seguono a ruota sempre su ritmi altrettanto frenetici l’ottima “A new Direction” e poi “The Ripper”.

Echoes” il settimo pezzo si caratterizza per quegli inni classici di scuola Epitaph e lascia intravedere luci decisamente più melodiche che si faranno spazio da qui in avanti.

Dreamers” ne è l’esempio più lampante e a mio parere è il pezzo re di questo album. La traccia numero 8 (la prima del lato B) dimostra ampiamente che le sorprese non finiscono mai: i ritmi graffianti e aggressivi della prima parte sembrano lasciare definitivamente spazio a sonorità più melodiche e orecchiabili, e regalano ossigeno dopo una prima parte davvero super tirata. Né da uteriore conferma “Break The Chain” che pur mantenendo inalterata la velocità di esecuzione, riesce a tirar fuori una vena ancora più pop punk. Sulla stessa lunghezza d’onda, ma con soul più rock troviamo “Always with you” e “Only Human”.

Something In The Water” sembra rifarsi in alcune sue parti allo stile dei Nofx ma ha decisamente un carattere tutto suo, e dimostra come i Chaser siano riusciti a ritagliarsi un proprio sound.  

L’album si chiude sulle note melodiche che omaggiano tutte quelle band che hanno ispirato e accompagnato i Chaser dall’adolescenza fino ad oggi (No use for a Name, Bad Religion, NOFX e Face To Face) e ci lascia con un messaggio pieno di speranza che dà appunto il titolo all’ultimo pezzo: “See you at the Show”.

Conclusioni su Dreamers?

L’album, impostato sui tempi veloci e con ottimi ritornelli, miscela tutte le classiche influenze dell’hardcore melodico anni 90. Tredici canzoni davvero eccezionali e tra le quali è difficile indicarne una sottotono, ma che nel loro insieme per la poca varietà possono lasciare quel senso del troppo che stroppia. Forse, vista anche la durata media di ogni singolo pezzo che va oltre i tre minuti, sarebbe stato più saggio lasciar fuori due o tre brani a favore di una futura raccolta B-Side. Tuttavia, ascoltato a piccole dosi, questi 38 minuti in grado di rispolverare il meglio della scuola Epitaph e Fat Wreck Chords senza mai inciampare nelle facili copiature degli anni d’oro, riusciranno facilmente a fare breccia nel vostro cuore punk, soprattutto se siete orfani di Tony Sly.

1. Fight of Our Lives

2. 2020

3. Good Times

4. Signs Of Life

5. A New Direction

6. The Ripper

7. Echoes

8. Dreamers

9. Break The Chain

10. Always With You

11. Only Human

12. Something In the Water

13. See You At The Show

Se si possa considerare poi il miglior album dell’anno non sta a me dirlo… I gusti son diversi e di roba ne è uscita tanta durante questo anno… Ma sicuramente è un album che lascia il segno su questo 2021, e porta sotto i grandi riflettori una band che nella scena punk rock era sempre rimasta all’ombra dei dinosauri.

C’è forse altro da aggiungere?  

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