I Brain Failure sono uno dei gruppi più famosi della scena punk pechinese, rientrati in Cina dopo un tour che li ha portati in tutta l’Asia e in America.
“Coming down to Beijing” (Pechino in cinese) è una ristampa del primo lavoro, manifesto del loro stile, che strizza l’occhio ai Rancid: giri di basso accattivanti, batteria serrata, cambi di click dalle influenze ska.
Se a ciò si aggiungono gli scambi di strofe tra i due chitarristi, il cantato strascicato e cori che caratterizzano la maggior parte dei pezzi, sembra quasi di essere in un pub mentre un gruppo di amici si sta esibendo.
Il brano più incisivo è proprio la title track, che tratta dell’espansione urbanistica di Pechino, e che resta in testa anche se l’hai sentito soltanto una volta. I testi, tutti cantati in inglese, rispecchiano la vita di tutti i giorni, il desiderio di voler lasciare la Cina per cercare maggiore libertà, o le perplessità riguardo alle olimpiadi del 2008.
Tema costante è comunque l’anarchia, d’altra parte loro sono promotori dello slogan “Anarchy in the P.C.R.” (People Republic of China).
Nel complesso, oltre una registrazione curata, è un album coinvolgente, spontaneo e confusionario, proprio come i loro live, immancabile per chi si vuole avvicinare alla scena rock cinese.
Da sottolineare il video geniale che accompagna “No dirty punx”, in cui i protagonisti sono delle marionette fatte con i calzini.