BRAIN FAILURE

 Continuiamo il viaggio alla scoperta del punkrock cinese…

I Brain Failure (Xiao Rong alla voce, Wang Jian alla chitarra e cori, Ma Jiliang al basso e Xu Lin alla batteria), in cinese Naozhuo, nascono a Pechino alla fine degli anni ‘90 e sono una delle poche band cinesi ad essere riuscita a farsi conoscere sulla scena internazionale.

Essendo la prima generazione dopo il 1949, l’anno della fondazione della Repubblica Popolare Cinese per opera del Partito Comunista guidato da Mao, a crescere in condizioni economiche stabili e di relativa apertura all’Occidente, sono venuti a contatto con gruppi come Operation Ivy, Sex Pistols e The Clash, influenze che, chiunque ami il punk, può riconoscere al primo ascolto nei loro pezzi.

Il loro primo singolo risale ai tempi del Wuliao Contingent (lett. “l’Esercito annoiato”), ovvero un’unione di alcune band punk stanche della noiosa routine e desiderose di creare qualcosa di nuovo. Oltre ai Brain Failure, vi partecipano i Reflector, gli Anarchy Boys e i 69, e nel 1998 esce una compilation natalizia (a dir poco dissacrante, dato che immagini di Gesù sono mescolate a teschi e guerriere stile manga con tette enormi) con tutti i loro pezzi. 

 

 

Questi ragazzi sono una bomba pronta ad esplodere, proprio perché, con la fine del regime nel 1976, si è aperto uno spiraglio di libertà, che è diventato sempre più grande dopo la protesta di Tiananmen e che sta portando la Cina ad una totale apertura verso l’Occidente.

Il Wuliao Contingent funge così da trampolino di lancio, e i quattro ragazzi, decisissimi a portare la rivoluzione punk nella P.R.C. si affermano sulla scena pechinese; grazie a loro e ai Reflector in primis, il punk cinese comincia a diffondersi in Cina.

Nel 2002 incidono il primo disco, “Turn on the Distorsion”, per un’etichetta giapponese, che rimane tuttora la loro casa di produzione, la Bad News Records.

Il 2003 è l’anno in cui i Brain vanno in tour in America, aprendo date a Dropkick Murphys, The Unseen, Stiff Little Fingers, The Briefs, The Forgotten, mente il 2004 è l’anno della consacrazione: appaiono infatti in “Give ‘em the Boots Vol. IV”, della storica Hellcat/ Epitaph, e pubblicano “America Dreamer”, in cui suona anche Ken Casey, bassista dei Dropkick Murphys.

 

 

Nel 2007 è uscito il loro ultimo album, “Coming Down to Beijing” (Pechino in cinese), e uno split con Big D and the Kids Table.

I loro live sono carichissimi, e, essendo diventati punto di riferimento per moltissimi ragazzi a cui la società cinese va stretta, non appena salgono sul palco il pubblico si scatena. Il loro cavallo di battaglia è proprio “Coming down to Beijing”, con uno stile che strizza l’occhio ai Rancid: giri di basso accattivanti, batteria serrata, cambi di click dalle influenze ska. Se a ciò si aggiungono gli scambi di strofe tra i due chitarristi, il cantato strascicato e cori che caratterizzano la maggior parte dei pezzi, sembra quasi di essere in un pub mentre un gruppo di amici si sta esibendo.

I testi, tutti cantati in inglese, rispecchiano la vita di tutti i giorni, il desiderio di voler lasciare la Cina per cercare maggiore libertà, o le perplessità riguardo alle olimpiadi del 2008. Tema costante è comunque l’anarchia, d’altra parte loro sono promotori dello slogan “Anarchy in the P.C.R.” (People Republic of China).

 

Riferimenti

www.brainfailure.com

www.myspace.com/brainfailurepunk

www.rockinchina.com

S.Zuccheri, Il punk in Cina, Castelvecchi Editore, 2004.

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