BLAKE: I was young in the 90’s

Quando holetto il titolo di questo disco alla mente mi sono venute tante cose e mi sonochiesto sinceramente cosa significhi essere nato negli anni ’90. Dopo imondiali giocati in casa nostra e la mitica mascotte “Ciao” (forse la piùbrutta della storia delle mascotte sportive) la nostra adolescenza è passata incompagnia dei funghetti di Super Mario sul mitico Game Boy, delle infinitesfide tra Holly e Mark Lenders in cui le partite duravano qualcosa come diecipuntate e non ti stancavi mai di guardarle, ma soprattutto con i grandi shockdi Titanic, che volente o nolente tutti quanti siamo stati obbligati aguardarlo (ricordo ancora il triste record di una ragazzina che lo aveva vistoper 102 volte consecutive, mi domando ma i servizi sociali non hanno fattodomande ai genitori?!), e Beverly Hills 90210 che riguardando adesso lerepliche su Rai4, che all’epoca non esisteva, mi domando come facesse a tenereincollati al televisore tutti i ragazzi. Poi cos’altro c’è da ricordare deglianni 90…ah si i migliori anni del punk rock!

 

Come l’83,l’anno in cui il sottoscritto è nato, si dice sia stato il miglior anno per ilBarolo, il 94 lo è stato per il punk rock. Tanto per fare qualche nome: Smash,Dookie, Punk in Drublic, Stranger Than Fiction, About Time…ebbene si è statodecisamente il miglior anno. Chi ha vissuto gli anni di questi album che moltidi noi avevano in musicassetta (che i più giovani non ricorderanno nemmeno cosasia) non può che ricordare con nostalgia quei dischi e le infinite discussionicon i fratelli o amici più grandi che ci accusavano di “poseurismo” perchéquello non era punk. Come i miei nonni dicono che ai loro tempi le cose eranomigliori, ciclicamente le future generazioni dicono la stessa cosa dellesuccessive; è probabilmente insito nella natura umana. Tra la generazioneclashiana/ramonesiana e la nostra però vi è sempre stata una sorta di rispettodovuto al fatto che entrambe riconoscevano che questa musica era fatta con ilcuore e con la vera passione (cosa che non si può ormai più dire per il 90%delle band contemporanee).

 

Dopoquesta lunga digressione mentale inserisco questo disco nel cd player (questoalmeno esiste ancora) e la parola e la musica passa ai Blake, giovane bandbresciana nuovo acquisto al calciomercato invernale per la No Reason Records. Comediceva il grande poeta William Blake,, da cui la band trae il nome “if thefool would persist in his folly, he would become wise”. Questo è proprio quello che,fortunatamente per noi, fanno questi ragazzi bresciani: riprongono le emozionie i suoni che ha colpito e fatto crescere la generazione dei nati negli anni’90.

 

In queste11 tracce i Blake dimostrano la loro caparbietà e la passione per questo genereche purtroppo per noi ha trovato una deriva commerciale e plastificata negliultimi anni: un “punk rock emozionale” in cui si possono ritrovare elementi diband come Get Up Kids, Face to Face o Grade ma che in ultima istanza la si puòsemplicemente chiamare musica fatta col cuore.

 

Confessoche ad un primo ascolto la voce di Matteo non mi aveva pienamente convinto, miha ricordato molto il “gorgheggiare” continuo di Zoli Teglas degli Ignite(grandissima band sia chiaro!) ma che alla fine mi ha saputo convincere proprioper questa sua particolarità e inusualità nel genere. Con grande disinvoltura iragazzi riescono a spazziare dal power-pop (“The importance of being thenerdest”) al pop-rock con echi di primi Franz Ferdinand (“A lovely countrytown”) riuscendo anche a scrivere graffianti pezzi (punk) rock (“Seriously”)per fare ballare e pogare i ragazzi ai loro concerti.

 

Ad unprimo ascolto ammetto che i Blake possano non riuscire a colpire nel segno, undisco che è sicuramente complesso e che necessita (merita) più di un ascoltoper riuscire a comprenderlo ed apprezzarlo. Certamente non è uno di quei dischicome “Rocket to Russia” dei Ramones che ti si stampa in testa dal primoascolto, ma proprio questa sua complessità e varietà sonora che ti porta adandare a trovare ascolto dopo ascolto nuove sfumature, lo rende ancora piùapprezzabile.

 

Non sonomai stato un fan dell’emo, più per presa di posizione personale verso lerecenti band che hanno deliberatamente cercato di commercializzare e svuotaredi senso quella che per me è più di una passione, ma quando si torna alleradici e si riesce a tirare fuori quello che aveva realmente generato questamusica e lo si fa con questi risultati non posso che aprire l’Usb del mio IPODper far entrare questo “I was born in the 90’s” che sebbene si trovi in unaposizione difficile (tra Bad Religion e Bombshell Rocks nel mio lettore) fa lasua porca figura.

 

Voto: 8(Chi è nato in quegli anni sa cosa significa…)

 

Tracklist

01 – Years
02 – The importance of being the nerdest
03 – Glossy lips
04 – Memento mori
05 – Stay awake
06 – A lovely country town
07 – Seriously
08 – Superhero
09 – Homecoming
10 – The translator
11 – Straight ahead to Ferrara

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