Attendevo con ansia il nuovo lavoro dei Beatsteaks, vuoi perché li ho sempre visti come una delle poche band capaci di mettersi costantemente in gioco nonostante non godano di una fama planetaria, o per il semplice fatto che è ben difficile rimanere impassibili dinanzi a dosi elevatissime di adrenalina.
Se solitamente il terzo disco è un passo fondamentale per ogni band che si rispetti, per i Beatsteaks “Smack smash” è l’ennesima prova di coraggio, o per meglio dire un chiaro atto d’amore verso la scena rock, lasciando (definitivamente?!) da parte quel punk rock energico degli esordi.
Facile quindi per i puristi del genere storcere il naso dinanzi a un prodotto prettamente rock oriented, ma la realtà è che questo lavoro è qualcosa di talmente energico e ben riuscito che potrebbe tranquillamente catturare ampie fette di ascoltatori dei più svariati generi musicali.
Ogni brano ha caratteristiche ben precise, se le iniziali “Big attack” e “Vision” mostrano un gruppo intento a dare il meglio di se con ritmi taglienti e una vivacità melodica ben superiore alle più rosee aspettative, ci si imbatte con “Ain’t complaining” e “Hello Joe” (brano dedicato al mai troppo compianto Joe Strummer e a mio avviso uno dei migliori episodi dell’intero lavoro) nel lato più riflessivo e malinconico del quintetto.
Quello che stupisce in modo leggermente negativo è la scelta del singolo, “Hand in hand” che oltre a richiamare il precedente “Living targets”, si dimostra inferiore rispetto all’intero lotto di brani proposti in “Smack smash” per la difficoltà con cui si pone in mezzo a tanta frenesia. Uno shock momentaneo probabilmente, perché subito dopo si riparte a mille con la folle “Monster” ottima per i vostri party più selvaggi e dove viene mostrato a chi ancora non ci credesse, che i Beatsteaks quando vogliono il punk rock lo sanno suonare più che dignitosamente.
Si giunge così verso la parte finale del disco, dove nelle sei tracce restanti vengono provate le più svariate soluzioni, da un timido lento (“Idon’tcareaslongasyousing”) a evidenti richiami alla scena rock’n’roll anni ’70.
Un ottimo lavoro, a iniziare dalla cura del songwriting, alla voce di Arnim sempre più abile nell’immedesimarsi con qualunque tempo gli sia proposto e per finire una meticolosità maniacale in fase di mixaggio. Da avere!
Voto 8
Tracklist:
01 Big attack; 02 Vision; 03 Ain’t complaining; 04 Hello Joe; 05 Hand in hand; 06 Monster; 07 Everything; 08 Idon’tcareaslongasyousing; 09 Atomiclove; 10 Loyal to none; 11 What’s coming over you; 12 My revelation