Giorno tre, grande giorno. Questo è il terzo e accuso l’effetto delle ore piccole e dei bicchieri grandi della notte prima. Già dalle prime ore del pomeriggio prendo un atteggiamento rilassato e tendente ad una pragmatica assenza fisicomentale, mi trasformo in una versione da spiaggia di Jeffrey Lebowsky.
Come sempre ci portiamo al Beky B, centro d’attrazione dei giorni che interessano la kermesse, per nutrirci di quella che è la coppia di acusticanti più bella degli ultimi periodi. Me li sono beccati una volta all’Xo di Magenta in quello che potrebbe essere una versione preliminare dei questa al BB. L’Xo ha un esterno fatto a mo di spiaggia e con questo vi ho detto tutto.
Passiamo ai ragazzi; Mike Noegraf canta e suona con un feeling incredibile, la sua voce è inconfondibile e le canzoni escono tutte con una naturalezza e una bellezza che francamente mettono brividi misurabili con la scala Richter . Non vi dico quando fa quella cosa da lacrime di mettere tutti in cerchio, ci si butta in mezzo e mentre canta guarda tutti negli occhi uno a uno. Da sciogliersi!
Il secondo sul palco fronte spiaggia è Yotam Ben Horin che oltre a fare una comparsata nel set di Mike (si vede che sono amichi) ci regala una suonata più asciutta e canonica nel suo pieno stile scanzonato e impegnato simultaneamente, questo ragazzo ha una luce in faccia che non gli servono i riflettori . Un bel personaggio che tutti amano in modo particolare per il suo carattere e la sua capacità di azzerare le distanze con quella faccia da bravo ragazzo. Se devo fare proprio il tecnista, rispetto alla volta che l’ho visto a Magenta (MI) lo trovo tanto migliorato. Per chiudere, non vedo l’ora di rivedere insieme questi due menestrelli dell’acupunk prestissimo.
Purtroppo svengo sulla spiaggia e mi rendo conto un po’ tardi che la prima band è partita sul palco del Bay Fest. Chiedo scusa tantissimo agli Acid Brains, ho sentito davvero poco se non l’ultimo pezzo e mezzo e, non me ne vogliano, ho percepito solo che fanno un rock peso, visto che il chitarrista solista ha una bellissima chitarra e che il cantante urla pazzo sfoggiando un cappello tutto puntuto. Sorry, spero di vedervi presto in giro.
Ricordate nel precedente live report che vi accennavo degli Spider? Oggi troviamo i californiani armati di strumenti elettrici e nella possibilità di tirarvi addosso i loro pezzi fatti di sano hc punk old stile e sempre attuale. Me li sono divorati e adorati. Tirano ma non troppo, spaccano e pure molto. I tre musicisti fanno muro reggendo il tono zen-incazzato del cantante, personaggio singolare che saltella per il palco con i suoi modi da addestratore di serpenti . Gli spider mi portano a quelle sonorità dure e revrotiche (Dead Kennedys su tutti) che facevano da colonna sonora alle mie skatate fatte di lividi e fumi accecanti. Una band che mi ci voleva proprio!
Arriva il turno di un’altra piacevole scoperta della mia vita da giocatore di Bowling grazie a questo Bay Fest, sul palco si palesano carichi come molle i the Baboon Show (nome che lascia poco all’immaginazione) che spingono a mille il loro Hard Rock Punk Made in Stockholm con la forza di una burrasca. Sono incredibili, bellissimi e selvaggi. L’istrionica singer Cecilia lascia a bocca aperta il sottoscritto dal primo all’ultimo minuto dello show, strabilia quanto sia nel suo ambiente naturale e quanto sappia creare, coinvolgendo costantemente il resto della band, un’atmosfera live davvero energetica, al limite del collasso. Una band incredibile, con membri degni di nota, che porta avanti un messaggio importante e lo fa con una capacità mai vista prima. Se ripassano non perdeteveli e nel frattempo fate come me, studiateveli sarà ancora più figo.
Vogliamo fermare la scossa o alimentarla? Aumentiamola! Tocca ai Row Power, potenza Hard Core del nostro bel paese. Mi colpiscono in faccia, i suoni sono dalla loro, la band sfuria da matti facendoci ricordare il motivo per cui hanno girato il mondo con la loro musica di marmo. La Presenza di Mauro sul palco è quella di un guru che non se la mena, che ti spiega senza fare il maestro come si spacca tutto per tutti questi anni. La band è in forma e non da tregua, scaraventa tutto il suo repertorio addosso al pubblico che restituisce il favore con una massiccia dose di energia di contraccolpo. Chitarroni grossi grossi, un suono di basso da frusta sui vetri rotti, batteria da valanga di pietre e la presenza vocale di una TBM. Brutali!
E ora torno pischello, Lopez me li ha infilati nelle orecchie insieme ai track della Independent, le Mini Rat e la sua tavola Vallely large (ancora skate si!). Potevano venire sul palco senza gli strumenti e avrebbero spaccato tutto lo stesso. La band “Davanti” è quella che vediamo in giro, con le dovute pause, dall’84 fino ad oggi (in realtà Morris e Hetson vanno a spasso mano manina dal 79, ma fa nulla) l’aggiunta d’oro è mister Castillo, batterista dalle otto braccia che ha militato in molte band tra cui QOSTA, Eagles of Death Metal, Danzig e Bronx (in realtà la lista è più lunga) che roboante porta la banda ad un livello di pressione pazzesco. Loro sono quanto di più “anti-tutto” si possa vedere in giro, frega cazzo di scritte, posizioni, vestiti giusti e facce. Sono arrivati per portare la loro anomala furia su questo palco e ci sono riusciti. Ovviamente Lacrime e sangue dai denti per “Wild in the Streets”, sempre un inno, che fortuna averli visti. C’è bisogno di dirvi di chi sto parlando?
Mi butto in fondo al campo, dove posso sorseggiare un buon alf token wine. Da quel punto si vede crescere la cattedrale degli Hives. Scrittona gigante, via vai di gente, un paio di ninja e il palco per la colata lavica è pronto.
3,2,1 e non ti accorgi che sei catapultato dentro allo show di cinque folli che hanno preso la scossa molti anni or sono e che non gli è scesa. Certo il nostro bellone Pelle non corre più come un pazzo appeso ad un filo dell’alta tensione, ma prima prima di poterlo dire ammosciato ce ne vorranno di anni. Parliamo di una band super rodata, mai masticata male dal successo che porta in giro un rock’n’roll analogico personalissimo che fa davvero divertire e che unisce tutti i gusti. Cazzo sono incredibili. Mister Almqvist ci ammazza di urla sataniche durante le songs e di iperboli di parole tra le pause, stordisce tutti con il suo appeal e quel senso di “ci prende per il culo o si diverte con noi?” alimentato dalla sua faccia da schiaffi e quel paio di occhi a fanale. Sono strabilianti, eleganti e ammalianti. Tirano e arrivano in men che non si dica alla finta fine, si perché poi escono ancora per poi chiudere davvero, peccato. Evviva gli Hives!
Ps La questione dei ninja spacca sempre e la band vuole tanto bene a loro!
Satollo di tutta questa musica figa vado come di rito al Becky Bay. Da li a poco mi assalta la tripletta Epitaph dei tempi andati che mi fa venire un’estiva orticaria che porta consiglio: “Man è l’occasione buona per andare a recuperare un po’ di sonno” e io non mi faccio pregare. Ci vediamo domani in piscina!!!