BAY FEST 2017 – Photo Story

“They say people aren’t interested in punk anymore in 2017..”

Con questa frase, una foto su facebook e svariati post di ringraziamento, lo staff del BayFest tira le somme di quella che è stata la terza edizione del “ferragosto punk” della riviera romagnola, un successo a mio parere sotto svariati punti di vista. Questa edizione ha sicuramente registrato un ottimo livello di partecipazione e coinvolgimento, diventando forse il punto di riferimento più importante tra i festival italiani del genere (si, ok, il punk rock raduno. Ma non mi pare sia proprio la stessa cosa).

SPOILER ALERT: questo non è un vero e proprio report, è una “gallery raccontata” per riportare in pillole la mia esperienza al BayFest da fotografa, fan, persona qualsiasi. Siamo nella terra libera di Punkadeka!

LA SITUAZIONE

Quello che ho trovato ad Igea Marina è un clima rilassato, la voglia di divertirsi e di ascoltare buona musica. Ecco, piazzare un palco a pochi metri dal mare, assicurandosi una line up di tutto rispetto, in estate, in Italia.. può funzionare. Ammetto che il binomio Riviera-Ferragosto possa spaventare i più dal mettersi in macchina e raggiungere la location. CAZZATE. Mi rimangio qualsiasi cosa, vedere una piccola cittadina invasa da punk, skater, presi bene, fa bene al cuore degli scettici seriali della scena italiana. Provare per credere.

L’appoggio del Becky Bay ha fatto sì che ci fosse un punto di riferimento sia per le attività pomeridiane che per gli after show serali. Inoltre, la rampa da skate e la possibilità di suonare presso lo stand di American Socks sono stati sicuramente un grande plus.

Qualche piccolo problema logistico è stato fatto presente all’interno dell’area festival. I prezzi delle birre e del cibo erano buoni, anche se mi trovo d’accordo con il costo eccessivo dell’acqua. Per il resto i problemi ci sono ovunque e non capisco le polemiche ed i paragoni, solo le critiche costruttive. Ve lo ricordate quanto costa il cibo e l’alcol al Groezrock, vero? Li avete fatti 40 minuti di coda per una doccia fredda alle 8 di mattina in Belgio? E al PRH le ciabatte per la corrente gratis dove?

LO STAFF, LA GENTE

 Per il poco con cui ci ho avuto a che fare ho trovato uno staff preparato, sorridente e disponibile (colleghi sotto palco compresi) in un clima generale di solidarietà tra gli addetti ai lavori. Stand interessanti di cd, abbigliamento, informazione. Ma soprattutto la gente, i partecipanti al festival: solo sorrisi, rispetto e voglia di divertirsi. Nessun pogo ignorante da maschi alfa o gomiti alti, poche smorfie dalle prime file. Non c’era neanche l’infame che corre in senso antiorario e fa gli sgambetti nel circle pit, per dire. AWESOME.

LE BAND (ITALIANE)

Sono stata molto contenta di vedere così tante band italiane sul palco nelle diverse giornate. Dai Lennon Kelly che hanno aperto le danze del giorno 1 in compagnia degli storici Raw Power, agli Shandon del secondo giorno. Un’interessante scoperta sono stati (per me) Linterno e 7Years, mai visti live e che mi hanno positivamente stupita, sul palco insieme agli Andead (si, il gruppo di Andrea Rock di Virgin Radio). Una garanzia per quanto mi riguarda è la solidità dei Line Out, penalizzati forse dalle tempistiche ristrette. Avrebbero sicuramente sfruttato al meglio i 5 minuti abbondanti serviti alle Cattive Abitudini per presentare i componenti della band..  scherzi a parte, anche la loro esibizione è stata divertente e ricca di pezzi storici (feels). Un grazie speciale ai Vanilla Sky per le pillole che ci hanno regalato sulle verità della “scena italiana” e per aver spiegato al pubblico come si fa un circle pit…

LA (SUPER) LINE UP

GIORNO 1.

Esibizione preferita: PEARS. Sicuramente la band con più hype del momento, ma che ha indiscutibilmente conquistato tutti dal palco. Me in primis.

Una bella sorpresa per quanto mi riguarda lo show deli Undeclinable Ambuscade, che hanno fatto ballare tutti ma proprio tutti, a loro dire uno dei ricordi più belli di questo reunion tour.

Nella gallery: Less Than Jake,  Undeclinable Ambuscade, Raw Power, Pears, Lennon Kelly.

 

GIORNO 2.

Esibizione preferita: BAD RELIGION. Sempre impeccabili. Epici anche i Pennywise, che si combattono la testa della classifica. I Good Riddance restano una delle mie band preferite, da vivere nel pit, ahimè live un po’ freddini.

Nella gallery: Bad Religion, Pennywise, Good Riddance, Shandon, Andead, 7 years, Linterno.

GIORNO 3.

Esibizione preferita: ANTI-FLAG. Quando pensi di aver visto tutto, di averne a sufficienza dei loro live, Justin e soci son pronti a farti ricredere. A mio avviso uno dei migliori live dell’intero festival, se non IL migliore. Circle pit, cori, sanno sempre come coinvolgerti. Ma la cover dei Chumbawamba??? Se avete un video postatelo nei commenti!

Impeccabile il live degli Ignite, un’emozione vedere per la prima volta i Face to Face. In generale è stato bello il senso di unità che si respirava in questo ultimo giorno di festival. A più riprese infatti, le quattro band headliners si sono dette contente di condividere il palco, uniti da una buona amicizia e dalla loro vicinanza a Sea Sepherd.

Nella gallery:  Rise Against, Face to Face, Anti-Flag, Ignite, Vanilla Sky, Cattive Abitudini, Line Out.

 

PRONTI PER IL PROSSIMO ANNO!

 

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