Bad trip dei Magic Jukebox, guida galattica punk per autoprodotti

State cercando un disco che abbia un sound 77 vero nonostante ci si trovi nei 2000? Sono molto sicuro che tanti di voi lo fanno quotidianamente. In genere la formula per chi vuole riprodurre un certo suono consiste in una analisi accurata delle produzioni degli amati capisaldi del genere, della loro strumentazione, della loro attitudine e del loro look per completare il quadro. Tutto ciò in genere lo si fa per amore di un periodo che magari non si è avuta la possibilità di vivere se non attraverso i dischi e una manciata di video e tante foto. I Magic Jukebox sono differenti. Loro nel periodo c’erano. Pietro M Rock Zanetti (chitarra) in tenera ha fatto la sua parte nella costruzione della storia del punk nostrano militando negli Alternative Religion, una delle prime band punk italiane di annata 1979 e di cui in molte pubblicazioni si è scritto. Questo è uno dei motivi per cui questo disco suona così genuino, sano e soprattutto con un sound azzeccato.
Dentro ci troverete una dose esagerata di Cramps, Damned, Stooges, Sister of Mercy e CCCP. Per farla veloce con Crazy Trip vivrete il punk in tutta la sua parabola, dalla sua fase “proto” fino a quella definita “post” degli anni 80 che tante perle ha regalato. La maestria nel creare atmosfere differenti per ogni song è incredibile. Le canzoni giungono tutte originali e coraggiose, capaci di esprimere una classe e un’agilità senza pari. Qui arriviamo all’altro motivo per cui tanto riescono ad esprimere i MJB nel loro album; la voce di Miss VV, potente e cangiante, dotata di una capacità interpretativa che della varietà di registri ne fa il suo punto di forza. Ciò dà ad ogni track il pregio di essere percepita come un universo a se stante. Non fraintendetemi però, la struttura in se dell’opera è granitica e non si lascia a fuori tema inutili, anzi ogni pezzo fa parte di una catena ben solida.
Non fatevi sfuggire questo disco, lasciatemi insistere, non può deludervi se non procurarvi un solo rammarico. Quello che in Italia esistono realtà incredibili che se fossero nate altrove avrebbero trovato l’ammirazione e il supporto meritato, ma come dico spesso lo stivale non è una forma casuale.
Per concludere Bad Trip è un disco consigliatissimo, per gli appassionati duri e puri, per chi sta scoprendo un sound attraverso i mostri sacri ma che vorrebbe tanto poter vedere e ascoltare una band (italiana) che lo propone con dovizia e per chi ama la musica suonata da chi ha attributi enormi.

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