Ecco la nostra recensione di “Do What You Want”, libro autobiografico dei Bad Religion uscito in occasione dei 40 anni della gloriosa punk band californiana.
Diamo ora la parola ad un nostro amico, nonché grande fan della band di Greg Graffin, nonché “vecchia penna” di punkadeka.it: vai Markez!
Il 2020 ha segnato l’anno numero 40 per i Bad Religion. QUARANTA, e 41 ad oggi. Già, fa impressione pensare che una band sia stata sostanzialmente sempre attiva (tolta una piccola pausa tra “Into The Unknown” e “Suffer“ inframezzata comunque dall’Ep “Back To The Known“ e qualche sporadico concerto negli 80’s) per tutto questo tempo. Quattro decadi documentate da Jim Ruland, scrittore, punkrocker e soprattutto fan della band che ha intervistato tutti i membri passati e attuali (Hetson escluso per scelta propria) per poi amalgamare il tutto in questo imponente volume edito in Italia da Sabir Editore e tradotto da Giorgio Arcari.
Credo che il libro autobiografico di una band, storica in questo caso, debba essere giudicato su più livelli.
Il primo è ovvio: la sostanza. In “Do What You Want“ trovate tutta la storia della band californiana, anzi “della Valle” e potrete scoprire quanta differenza ci fosse negli 80’s tra vivere nella San Fernando Valley piuttosto che a North Hollywood o sulla costa di Los Angeles. Si va quindi dalle primissime prove (Greg, Jay, Brett con Jay Ziskrout alla batteria) quando i Bad Religion suonavano nel loro garage -e i vicini chiamavano la polizia- agli anni double face su major in cui erano gestiti come una grande rock band ma dietro le quinte i nervi e le menti andavano a pezzi -ognuno in battaglia con il suo lato oscuro (droga, alcol, scontri tra ego giganteschi oltre a gente che provava s-venderli come qualcosa che non erano, senza peraltro riuscirci)- alla definitiva rinascita e consacrazione degli anni 2000 con “Process of Belief” e soprattutto “The Empire Strikes First“. Fino ad oggi, il libro infatti è uscito in Italia da un paio di mesi e termina con la preparazione del tour (rimandato per i motivi che tutti conosciamo) del quarantesimo anniversario e dell’ultimo album, “Age of Unreason“. Ci sono molti aneddoti, molti già conosciuti ma parecchi mai sentiti e divertenti, un esempio la deviazione verso il cimitero richiesta da Bobby Schayer per tributare due eroi del rock. Si possono scoprire anche chicche da nerd quando Brett parla di strumentazione e registrazione fino a momenti divertenti da leggere ma tragici da vivere come un Jay talmente ubriaco da dover essere legato per non cadere dal palco. O di Brian Baker che avrebbe potuto suonare per i R.E.M.
Il secondo è la discografia: da fan di lunga data ho apprezzato che ogni singola cosa venisse almeno citata: troverete qualcosa persino sull’album di Natale, sull’edizione deluxe di New maps of hell o sugli album solisti di Graffin. Persino qualche b-side viene nominata tra le pagine (e non è poco considerato che si parla di ben 17 album studio!).
Il terzo è l’edizione: quella italiana è stata curata in ogni punto, un eccellente lavoro fatto da Sabir Editore. Traduzione accuratissima, la scelta di tradurre in prima persona gli interventi dei membri della band rendendo il tutto più piacevole alla lettura senza snaturarne il senso. E quella che potremmo chiamare la “bonus track” del libro, infatti solo per l’edizione italiana potete leggere 40 aneddoti selezionati tra quelli inviati dai fan per i 40 anni di vita della band. E ultimo ma non meno importante: questa edizione cartacea è anche un bell’oggetto da avere in casa accanto ai dischi: carta spessa e ben due sezioni di fotografie presenti in ordine cronologico
Ci sono delle pecche? Si, chiaro. La più macroscopica è la mancanza di Hetson. E questo ci ha privato come minimo di una decina di pagine di aneddoti di una colonna portante del punkrock: Greg Hetson non solo ha fatto in modo che i Bad Religion rinascessero con Suffer ma ha anche in buona parte forgiato un sound caratteristico sia con loro che con i Circle Jerks. Inoltre si sarebbe potuto parlare di più della querelle Brett VS Greg & Jay quando a metà degli anni ’90 il primo se ne andò lasciando una frattura che allora sembrava insanabile.
“Do What You Want” è uno splendido resoconto su questa band ormai leggendaria, non ci può essere tutto (sarebbe folle considerato che stiamo parlando di una band che suona e viaggia e discute e si diverte e scrive canzoni da quarant’anni) ma c’è moltissimo in queste 400 e più pagine. Siete fan della band? Lo leggerete o l’avete già letto. Conoscete qualcosa di questo gruppo, magari avete sentito solo Sorrow o American Jesus? Leggetelo e scoprirete una band che ha scritto una pagina di storia rock della musica, non solo del punk.
Ma in ogni caso… fate quello che volete!
Markez
Ci sentiamo di aggiungere: LUNGA VITA AI BAD RELIGION!