L’anarcopunk è un’attitudine, un modo di agire politico dal basso che influenza ancora oggi gli attivisti di tutto il mondo.
Tagliare e incollare. Con le forbici o con il computer. Questo libro è una specie di punkzine: un insieme di voci dissonanti, storie, ricordi, documenti e saggi che raccontano e analizzano l’anarcopunk degli anni ottanta nel Regno Unito. Attraverso un variegato microcosmo di esperienze personali e collettive, squatting, concerti e manifestazioni, abuso di alcol e droghe, viaggi e festival, l’anarcopunk è riuscito a reinventare l’approccio alla lotta militante, una nuova “educazione sentimentale” alla politica in un decennio che ha visto la sconfitta dei movimenti sociali e il sorgere di un regime neoliberista globalizzato. Londra, ma anche Belfast e Bristol, i centri industriali del nord dell’Inghilterra e la brughiera del sud-ovest. I dodici capitoli di questo volume, ciascuno scritto da chi ha vissuto la scena in prima persona, presentano per la prima volta tematiche spesso ignorate come il ruolo del punk nell’abbattimento delle divisioni confessionali nell’Irlanda del Nord, l’importanza delle zine nella formazione intellettuale dei giovani punk, le manifestazioni di Stop the City nella Londra del 1983, l’incontro/scontro con i minatori in sciopero, l’apporto del femminismo, dell’animalismo e i vicoli ciechi da cui non tutti sono riusciti a salvarsi.
Ordinabile tramite sito, in libreria dal 2 luglio 2020
Giulio D’Errico storico e ricercatore indipendente, ha conseguito il dottorato in Galles e si occupa di movimenti sociali e flussi migratori. Vive ad Atene e collabora con diversi progetti al margine tra attivismo e volontariato. Scrive per il bollettino sulle migrazioni in Europa “Are You Syrious?” e per “A-Rivista Anarchica”.