Allora ragazzi, che effetto vi fa dopo 26 anni suonare ancora punk-hardcore in Italia? Che cosa ha rappresentato per voi il progetto Atrox e quali sensazioni rilascia ancora oggi?
Un po’ cerchiamo di raccontarlo, anche a noi stessi, con Hardcore Disco Party Old School, uno dei pezzi del nuovo disco. Ci fa sentire vivi e attivi, ci permette di esprimere dissenso e rabbia in senso costruttivo, ci permette di condividere idee, emozioni, amicizie, incontri, birra con un sacco di gente, molta della quale ci segue da sempre e ci fa piacere sempre scoprire che il tempo passa ma la carica che muove noi muove anche quelli che una volta erano giovani capelloni incazzati ed ora sono uomini e donne di mezza età che non hanno perso la passione e, anzi, cercano di trasmetterla ai loro figli. Cerchiamo di interpretare i sentimenti delle generazioni che seguono e che si aspettano consigli o “insegnamenti”, e che a volte vedono in noi i “cattivi maestri” a cui ispirarsi… a volte è imbarazzante…. E comunque non abbiamo certezze da trasmettere, solo nuovi modi di crearsi dei dubbi!
Ricordo di aver letto tempo fa (3-4 anni addietro) una vostra intervista su una fanzine dal nome 619, ben fatta anche. Ora, sicuramente la tecnologia avanza ed in linea pratica fermarsi, non adeguarsi, ahimè può risultare un grosso handicapp. Però, il fascino della carta sopravvive, scagliandosi via dal famoso “click veloce e freddo” del web. Però qui in Italia un progetto cartaceo longevo e con uscite piuttosto regolari è molto raro, perdendo forse di credibilità. Voi come la vedete?
Secondo me una bella fanzine di carta stampata ha il suo fascino e la sua notevole comodità: non ti porti il pc al cesso per leggere in santa pace della tua scena preferita! Sul fatto che il web sia freddo, non sono d’accordo: esistono bei siti ben gestiti e ben impostati che permettono di sentire la presenza di webmaster convinti e che ci mettono del proprio, frequentati da community fedeli e partecipi. Come per altre cose, forse il problema è l’eccesso di informazioni, la capacità di scegliere cosa seguire, avere il tempo di ritornare a leggere le web-zine e le newsletter a cui ci si iscrive… a me capita, ho cartelle piene di newsletter a cui mi sono iscritto e che mi dico sempre “poi le leggo…” . Dovrei stamparle e leggerle al cesso!
I vostri album non danno mai l’impressione di uscire con freneticità. I pezzi sono sempre moltissimi, spesso e volentieri più di 20, cosa piuttosto rara, anche perché la maggior parte delle band attuali neanche nella propria discografia raggiungono più di 20 canzoni. Quindi le distro sono farcite di questa alta quantità di mcd, o cd che però raramente arrivano a 10 canzoni. Molti lavori poi sembrano fatti di fretta e furia, forse perché sono preoccupati di far uscire qualcosa prima della loro scomparsa, insomma una toccata e fuga. Che ne pensi di questa situazione e cosa vuol dire continuare a suonare ancora ad una certa età vedendo che l’età media ai concerti è tremendamente bassa?
Una delle cose che sempre mi stupisce nei nuovi gruppi è questa fretta di voler fare un cd. La tecnologia moderna permette l’accesso ad ottimi livelli di produzione, masterizzatori e scanner aiutano nella realizzazione di copie a basso costo, myspace offre a tutti una vetrina…. E tutti a sognare fama, successo, soldi a palate e figa come se piovesse! Legittimo, per carità, ma la massificazione dell’accesso ai mezzi di diffusione culturale ha portato ad un peggioramento della qualità media, se è possibile fare una media. E’ come quando nel bel mezzo di un festival punk, l’ubriaco di turno si impossessa del microfono e spara 4 cagate e nessuno lo scolla, anche se nella sua testa voleva fare un discorso rivoluzionario e impegnato. Un buon giro di chitarra, un bel ritornello, un pezzo che spacca magari salta fuori, e allora via a produrre un cd, magari anche un video per YouTube! Prima che il gruppo si sfaldi, che le strade si dividano, prima della fine del sogno… Forse invece che sogni in cui credere, ai giovani artisti, servirebbero prospettive a più lungo termine, la convinzione che magari c’è anche un domani, oltre l’oggi…
Una delle mia canzoni preferite è sicuramente “Hardcore against repression” che in parte da un logica motivazione dell’hardcore pensiero. Nel testo cito “messaggio urgente urlato a chi lo sente”. La domanda nasce da sola, ascoltando parecchio hc odierno ho spesso la sensazione che il messaggio non sia molto importante per molte band, e che soprattutto i ragazzi riflettono molto poco sui testi, come al solito sono io che vedo tutto nero?
Il senso era proprio quello. Facciamo musica hardcore punk per parlare in modo “urgente” di certi temi che riteniamo degni di discussione, di riflessione, di sentimenti forti che ci pervadono, delle ansie e delle angosce quotidiane o esistenziali con cui cerchiamo di convivere… ma se lo dici in inglese, urlando con un tono di voce che sembra che stai ruttando all’infinito, si, magari l’impatto del pezzo è potente e coinvolgente, magari la musica è bellissima, ma il messaggio non arriva. E’ una scorciatoia. Il punk è nato come movimento di gente con poca arte e tanta voglia di comunicare rompendo la crosta del conformismo, trasmettendo emozioni forti con tutto il corpo, non solo con la musica, ma i testi erano chiari, magari banali ma diretti. Rimango sempre colpito, in molti concerti di gruppi più o meno noti, da come ad introduzioni di pezzi che, secondo l’intenzione di chi li presenta, toccano temi fondamentali, seguano poi pezzi veramente incomprensibili. Beh, se era così importante non valeva la pena di spiegarsi un po’ meglio?
Giorni fa si parlava con Robert Delirio. Come penso saprai, sta valutando l’idea di vendere anche qui in Italia gli mp3 del suo nuovo progetto musicale (già recensito). Secondo te, in una cultura musicale come quella italiana, c’è da ipotizzare che ci sarebbero diversi ragazzi disposti a pagare per degli mp3 da scaricare comodamente a casa? Tra l’altro nel vostro ultimo cd c’è anche la sua “Made in China”, come mai proprio quel pezzo?
Partendo dalla fine della domanda, Robert non suona più negli Atrox per questioni fisiche, visto che vive oramai da 6 anni a San Francisco, ma lo riteniamo sempre uno del gruppo, coinvolgendolo in ogni progetto. Il suo disco “California Republic” è nato contemporaneamente al nostro nuovo lavoro, e volevamo mantenere il legame tra i due progetti. “Made in China” ci è sembrato il pezzo che meglio si inseriva nel progetto di “Ecco La Guerra”, sia musicalmente che come tema.
L’evoluzione del mercato musicale è quella, comprare un disco per poi caricarlo sul pc e trasferirlo sull’Ipod. Ha un senso limitato alla possibilità di sfogliare una copertina, ma se togli questo che senso ha comprare un cd? Io lo faccio, non ho l’Ipod e mi piace guardare le copertine che però si fanno sempre più scarne, senza testi che tanto trovi in rete, pochi riferimenti, non ci sono neanche più i ringraziamenti… Anche noi ci abbiamo pensato, mettere tutto online e basta. Il nostro pubblico però spesso una connessione a internet non ce l’ha, se ce l’ha non ha i soldi o una carta di credito, magari fa la colletta per entrare ai concerti ed in genere gli facciamo pure lo sconto sul disco…
Credi che il punk-hardcore sia realmente un movimento, una sottocultura o che sia più realisticamente un ambiente musicale come un altro, dove al suo interno sicuramente è maggiormente presente lo spirito Diy ed una particolare, sempre più rara però, connotazione politica? In una vostra vecchia canzone “Giovani cervelli” dicevi “E’ finita la speranza, adesso tocca a noi”, credi sia cambiato qualcosa in quest’ultimi anni?
Si, è cambiato tutto, ma non solo nei “giovani cervelli”. Esistono spiriti liberi e convinti, politicamente motivati e lucidi nel portare avanti una certa sottocultura, come la chiami tu e condivido il termine, ma la gran parte del movimento, se esiste, è simile al resto della grande mucillagine che avvolge questo paese. Quel senso di non-senso in qualsiasi cosa, quella sensazione di inutilità di qualsiasi azione, quella consapevolezza che niente è come dovrebbe ma non si può cambiare, la mancanza di prospettiva, di una meta non dico raggiungibile, ma almeno sognabile, la rassegnazione mi sembra stia investendo anche la scena hardcore. O forse sono io che invecchio….
Ma parliamo anche di alcune stranezze dell’ambiente punk hc italiano. Non conosco un gruppo che mi parla bene del capitalismo, però la quasi totalità delle band vende magliette “non prodotte” in Italia. E ancor più strano, ultimamente ho sentito che più di una band ha deciso di stampare il proprio cd in Russia e paesi dell’est perché lì costa meno (quasi 1 euro in meno a cd). Ora, la situazione è diversa perché non c’è, almeno spero, il fine di lucro, però la logica non è la stessa dei potenti che chiudono le fabbriche qui per aprirle in altri stati, o sono io che ingigantisco tutto?
E’ il libero mercato, baby. Il Made in China di Robert Delirio. O più semplicemente l’utilizzo autogestito degli strumenti del capitalismo, il diy globale favorito dai mezzi informatici. Un modo come un altro per metterla in quel posto ad un certo tipo di capitalismo: se ti rivolgi ad una ditta italiana per avere le magliette o i cd, probabilmente loro le faranno produrre all’estero e poi ci guadagnano sopra. Cosa cambia? Non c’è scelta, da noi certe cose non si fanno più. Un giorno, in un autogrill, ho controllato tutti, TUTTI! i giocattoli e non ce n’era neanche uno made in italy. Neanche le Burago, che una volta erano prodotte qui a Burago di Molgora, nel paese dove vivo io! Ora le fanno in China… La cosa veramente perversa della globalizzazione non è, secondo me, lo spostamento delle aree produttive: la cosa pazzesca è il blocco delle popolazioni, a cui si vorrebbe negare il diritto di spostarsi da un paese all’altro per cercare lavoro. Ma crollerà il sistema/sotto il peso delle moltitudini erranti!!
Parlando di attualità io sono rimasto “drammaticamente” divertito dalla questione spazzatura campana. Non tanto dalla tragica emergenza, ma dal fatto che quasi tutte le regioni non ci hanno pensato molto a dire “non vogliamo la vostra spazzatura”. La mancanza di solidarietà la si vede giorno dopo giorno nelle piccole cose ovviamente, hai mai la sensazione di vivere in un mondo dove si è tutti contro tutti?
Certo, anzi, si cerca il caso da montare per radicalizzare sempre più lo scontro. Il prossimo tema? L’aborto. Se sei favorevole, allora sei contro la vita, contro la chiesa, contro Dio!! Quindi sei un nemico di Dio, un comunista/terrorista/mussulmano/…. Tutti contro tutti, mentre la mucillaggine aumenta…
Da poco è uscito il vostro ultimo album “Ecco la guerra”. Dopo 26 anni di attività i vostri pezzi hanno liriche più odierne delle band attuali. Questo mi fa pensare che “c’è qualcosa che non va”. Sia chiaro, adoro da sempre la vostra musica. Ma la domanda è: con tutto quello che ci circonda le band attuali spesso scrivono pezzi che non parlano di nulla. Dove hai trovato gli stimoli e l’ispirazione per comporre le canzoni di quest’album?
Beh, gli argomenti non mancano.”Sometimes true is stranger than fiction”, cantavano i Bad Religion, e l’evoluzione degli eventi è tale per cui non è semplice tenere il filo del discorso e condensarlo in poche parole, gli argomenti invecchiano rapidamente superati da argomenti ancora più pressanti. Potremmo registrare un disco all’anno se parlassimo solo di attualità! E’ che cerchiamo di fare canzoni che durino nel tempo, che mantengano un senso anche dopo anni. Molti pezzi restano lì per mesi, in attesa della verifica della “congruità” del messaggio. Ci prendiamo il tempo che serve per pensarli, provarli dal vivo, verificarne il senso nel tempo… per quello poi ci mettiamo una vita tra un disco e l’altro!!
Iniziamo subito col nome dell’album, “Ecco la guerra”, che è anche una canzone dell’album. Vuoi spiegarci la scelta del titolo?
E’ il sottofondo dei nostri anni, sembra una cosa lontana e inevitabile e che succede ad altri, con nemici vaghi ma pericolosissimi, pronti a sovvertire il nostro sistema felice e libero… cazzo, mi sembra di vivere in un libro di Orwell! Ci stiamo preparando per un conflitto globale per accaparrarci le risorse naturali necessarie a mantenere il livello di vita occidentale, livello di vita che si deteriora costantemente per i più ma che favorisce l’arricchimento delle multinazionali che sulla guerra vivono. Gli stati Uniti, quest’anno, spenderanno più di 500 miliardi di dollari per la “difesa”. L’economia americana sta in piedi solo per questo, se smettono di fare la guerra crolla tutto, milioni di persone perderanno tutto e sarà il delirio. I padroni del mondo non possono permetterselo, e allora ogni nemico è buono per mantenere la macchina in moto, e se il nemico non c’è, si crea. Ecco la Guerra. Ora, adesso, qui, tutto intorno a noi. Ma le vittime di questa guerra, ancora più di ieri, sono i civili, i bambini, popolazioni intere nate e cresciute senza mai smettere di sentire bombe, vedere morti intorno. E quando decidono di farci conoscere la loro quotidianità, magari facendosi saltare in aria in un pullman di Londra o un treno a Madrid, li chiamiamo terroristi, e via a combattere un’altra guerra. L’immagine in copertina è una statua che qui, a Milano, è in una piazzetta fuori dalle grandi vie, poco conosciuta ma veramente impressionante. E’ dedicata ai Martiri di Gorla: il 20 ottobre del ’44, un bombardiere inglese sganciò una bomba che colpì una scuola, uccidendo 200 tra bambini e insegnanti. Al posto della scuola ora c’è questa statua con una figura coperta da un velo, la morte, che tiene sulle braccia tese il corpo senza vita e nudo di un bambino. Sopra, la scritta Ecco La Guerra. Se la vedi, mette i brividi. Ma non ha insegnato niente, purtroppo…
Partiamo coi testi, in “Bravi ragazzi” si torna a parlare dell’11 marzo di Milano. In molti hanno discusso sul mezzo (va beh, che a parlare siamo tutti bravi) e anche del fatto che sempre più persone pensano che tutti devono avere il diritto di manifestare. Come vi ponete su questa situazione? Non bisogna dimenticare che negli ultimi mesi diversi antifascisti sono morti accoltellati in Europa.
Non sono un violento, ma non sopporto gli abusi di potere, i fascisti ed il qualunquismo del siamo tutti uguali. Lo sdoganamento dei fascisti permesso dal governo di destra ha portato ad azioni di squadrismo come mai negli ultimi anni, e l’11 marzo 2006 si è potuto assistere ad un vero scempio del diritto. Si è permesso ai fascisti di Forza Nuova di manifestare in piena campagna elettorale, la polizia scortava questo bel manipolo di apologeti del fascismo, che in Italia è reato. Lo scontro con i ragazzi dei centri sociali era annunciato, se il corteo fosse stato permesso. I casini che sono successi, lo scontro, le provocazioni… Genova insegna, Napoli insegna, la polizia sa come esasperare certe situazioni e poi montare le scuse. Ma la cosa che mi ha veramente disgustato è stata la detenzione in carcere di 26 persone per 4 mesi, le condanne per devastazione, e poi le sentenze che condannavano a 6 mesi i fascisti, nessun arrestato, tutti liberi… Io non sono violento, non sono per la lotta armata, ma quando si è scoperto che in certi ambienti si stavano organizzando cellule di stampo brigatista, beh, non mi sono stupito e nemmeno tanto dispiaciuto. Finchè c’è un fascista intorno, Bravi Ragazzi sta certo torneranno!
In un testo parli della privacy che ormai non esiste, ogni mossa è controllata, su internet controllano ogni singolo click, con la scusa della sicurezza sei spiato quotidianamente. Com’è vivere nel 2008? Si stava meglio quando si stava peggio?
Privacy è uno dei pezzi più vecchi, quando poi è venuto fuori che Telecom Italia spiava tutti e che milioni di persone sono spiate continuamente, mi è sembrata solo una verifica di una sensazione che mi segue sempre, e forse non è solo una sensazione a seguirmi…
Com’è nata l’idea della canzone “Tributo a Joe Strummer”? Non c’è il rischio di trasformare il personaggio in un idolo (prendendo come spunto un altro vostro nuovo pezzo)
Gli idoli sono esseri superiori in cui credere senza discutere, a cui chiedere direttive su come vivere, in mancanza di propria capacità intellettiva o spirituale. E vista la pochezza del nostro essere, vanno bene anche idoli effimeri come i personaggi televisivi, i vari fabriziocorona emiliofede iene berlusconi costantino e chiunque sia in grado di “spiegarti le tue idee senza fartele capire” (Jannacci). Ma Joe Strummer… è solo che ci manca. E’ un grande, per sempre, senza essere un idolo. E’ un fratello maggiore, uno con cui avrei voluto discutere bevendo una birra sapendo di poterne condividere le sensazioni, magari anche le idee.
Siamo verso la fine, e come sempre alla fine dei giochi si inizia a pensare e a sperare. Che ti auguri per il futuro?
Non è semplice augurarsi qualcosa sul futuro, in questi giorni. Siamo di nuovo in campagna elettorale con la destra già convinta di tornare al potere e poter di nuovo continuare l’opera di distruzione del dissenso, dell’espressione del libero pensiero, per di più sostenuta da una chiesa scatenata contro qualsiasi forma di tolleranza e buon senso, se non di laicismo, un’alternativa pressoché inesistente, una sinistra rappresentata da un settantenne con una visione del futuro basata su un mondo che non esiste più, il paese dove i miei figli stanno crescendo che è ultimo in tutte le classifiche di modernità, benessere, libertà, vivo in una delle zone più inquinate del mondo… citando però un classico della cinematografia mondiale, direi che potrebbe andar peggio: potrebbe piovere!!
Ora l’intervista è davvero finita, lancia un messaggio ai lettori e ringrazia chi vuoi.
Grazie a te e a chi si impegna per portare avanti progetti di diffusione culturale, anche delle culture più strane, grazie a chi ci segue da tanti anni e alle nuove generazioni del punk italiano, a chi ci da la carica e chiede sempre un altro bis. Vi aspettiamo sulla strada!! Love!