Arriva il primo punk rock musical firmato FAT MIKE

AHOMESTREET

Immaginatevi un palcoscenico completo di tutto: sipario, quinte e scenografie. Fatto? Ora metteteci degli di attori borchiati, tatuati, crestati e incazzatissimi. No, non è tutto qui. Immaginateveli mentre si mettono a canticchiare pezzi punk, in modo punk e in una storia punk.
Dai, ammettetelo che siete un po’ sorpresi.
Beh…perchè? Chi ha detto che il punk non può andare a teatro? Di sicuro, non lui.

Lo abbiamo ammirato come frontman di uno dei più grandi gruppi punk della scena americana; ci ha emozionato con pezzi ruvidi, pezzi satirici, pezzi politici e pezzi “boh”; ha elaborato uno stile unico e allo stesso tempo imitatissimo; ha fondato una casa discografica indipendente che ha scoperto e “spinto” un buon 30% della scena californiana; ha creato una delle più spassose e meglio riuscite punk cover band di sempre e, sinceramente, credevamo che potesse anche bastare.

E invece no, ci sbagliavamo alla grande. Ci ha fregati tutti.
Anche se c’eravate arrivati già dal titolo ( questa tiritera serviva solo a fare un po’ di scena), l’uomo, l’animale da palcoscenico di cui sto parlando è Fat Mike, uno dei più geniali figli del dio punk ancora in circolazione, da Febbraio nei negozi di dischi e a teatro con il primo “ punk rock musical” della storia: Home Street Home.

Bisogna dire che questa “follia” ha colpito un po’ tutti. Vi confesso che non ci credevo neanch’io quando lessi la notizia tre mese fa. “E’ completamente andato” pensai.
E invece no. Anzi, probabilmente si, ma non in quel senso lì.

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Il musical Home Street Home infatti, che minacciava di essere prima una bufala e poi una clamorosa debacle da parte di Fat Mike, si è rivelato invece un bel colpo non solo per idee, testi e sonorità ma anche per la capacità di diffondere, sorprendere e “sensibilizzare” il pubblico verso un mondo spigoloso e complesso quale può essere quello della ribellione e della vita in strada. Ed è appunto questo che da il titolo all’opera. Il tragitto che parte da casa e che conduce ad un’altra casa: la strada. Home street Home, per l’appunto.
Composto quasi per intero dal leader dei NOFX, con la collaborazione di Goddess Soma(regista e attrice porno fetish, vincitrice del premio AVN ) e Jeff Marx ( vincitore del Tony Award per il musical Q Avenue e vera autorità nel campo) che ne hanno curato buona parte dei testi, il musical è tutt’ora nelle sale dell ‘Eugene O’Neill Theater Center di San Francisco ( 11 programmazioni, ma si prevedono repliche) e sta riscuotendo un successo tale da divenire un vero e proprio “caso” artistico.

La storia parla di Sue, una ragazzina di 16 anni che, vittima di un tremendo contesto famigliare, decide di scappare via di casa. Verrà “raccolta” da una combriccola di punks, puttane, tossici e delinquentelli che l’aiuteranno, le insegneranno le dure leggi della strada( e della vita) e diverranno infine la sua famiglia. Mi ha fatto pensare ad Oliver Twist con il chiodo e la cresta. “La storia”, racconta Fat Mike, “ è la versione teatrale della mia vita e di quella di molti nostri amici costretti a vivere per strada. Volevo che il messaggio fosse che tutti possiamo trovare la felicità ovunque. Non importa dove e non importa con chi”. Tanto amorale quanto intelligente, l’ultimo lavoro di Fat Mike e soci è capace di toccare e approfondire tematiche parecchio “toste”( c’è praticamente di tutto, dalla droga al BDSM) con la consueta e graffiante ironia del suo creatore.

La soundtrack del musical invece – Home street Home( songs from the shit musical)- uscita più recentemente per la Fat Wreck Records, presenta 18 tracce che, purtroppo, hanno fatto storcere un po’ il naso ai “puristi”. C’è molta rabbia, si, ma, a causa sopratutto delle esigenze teatrali, le consuete schitarrate a manetta e le mazzate alla batteria sono state molto mitigate da brani acustici, soft e introspettivi. Il tagliente anarchismo iconoclasta che ci aspettavamo ha fatto spazio a pezzi molto più festaioli, scanzonati e divertenti. Bisogna tuttavia dire dire che il prodotto non ne ha risentito moltissimo, anche se i pezzi perlopiù suonano di “già sentito”. Le belle Monsters,Urban Campers, Fecal Alcohol Syndrome, I’m suicide e Because I want to, che descrivono il complesso e travagliato percorso psicologico della protagonista, ricordano molto i pezzi di Wolves in wolwes clothing (album ben riuscito ma, sinceramente, non esaltante). Altre invece, High Achievers, Bad decision e Let’s get hurt riprendono un po’ le canzoni ciaciarone e condite, anzi meglio, “affogate” nella birra dei primi NOFX.
Vera chicca è che, sebbene un po’ fiacco, l’album presenta un entourage performativo di-na-mi-ti-co. E cioè, alle voci, Frank Turner, Matt Skiba degli Alkaline Trio, Lena Hall( anche lei vincitrice di un Tony Award e membro degli Hedvig and the Angry Inch), Stacey Dee dei Bad Cop/Bad Cop, Tony Sly dei No Use For A Name e Karina Denike dei Dance Hall Crashers. Per la parte strumentale invece, udite udite, abbiamo nientemeno che: Descendents, Dropkick Murphy’s, Lagwagon, Old Man Markley, Mad Caddies, Me First and the Gimme Gimmes, The Aggrolites, The Living End, The Real McKenzies, Ritch Kids on Lsd e, ovviamente, NOFX.

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Insomma, lo sapevamo un po’ tutti che i tempi di Punk in drublic e Ribbed erano ormai finiti da un pezzo; ciononostante l’ultimo lavoro di Fat Mike rimane comunque una rivelazione. Se non altro, dobbiamo riconoscergli di averci sorpreso e di averci regalato un prodotto che, sebbene non spettacolare, è sicuramente inconsueto, coraggioso, curioso e valido. Dunque questo Punk Rocky Horror Picture Show ve lo consiglio lo stesso. Punk’s not dead, e, anche se in modo non proprio ortodosso, grazie a chi ce lo ricorda.
Vi allego il link di youtube della soundtrack di Home Street Home.
Buon ascolto!

7 comments
  1. quella merda di fat che prende a calci in faccia i suoi fans solo maledizioni per lui ….real punxxx.

  2. Vinile gia acquistato,sembra un collage delle solite melodie NOFX,ma in complesso un bel disco…peccato non poterlo vedere rappresentato in un teatro..!!
    Comunque ci sono chicche esagerate!

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