Gli Antillectual sono “Testimony” di un modo di fare punk-rock che noi di Punkadeka.it amiamo particolarmente e che supportiamocol cuore: ottima musica unita ad un forte e deciso messaggio politico.
In occasione della uscita del nuovo disco per la nostrana No Reason Records siamo andati a scambiare quattro chiacchiere per conoscerli da vicino.
Hey ragazzi, è un gran piacere conoscervi soprattutto dopo aver ascoltato l’ottimo “Testimony”. Chi sono gli “Antillectual”?! Oppure, ancora meglio, cosa sono gli “Antillectual”?!
Chi siamo è abbastanza facile, gli Antillectual sono Riekus alla batteria, Yvo al basso e io Willem alla chitarra. Cosa siamo invece è già un po’ più difficile. Per prima cosa posso dirti che siamo una punk rock band melodica da Nijmegen in Olanda. Abbiamo appena inciso il nostro nuovo album che si intitola “Testimony” e la No Reason Records ci sta aiutando a promuoverlo in Italia. Infatti la prossima settimana ci vedremo proprio a Milano per il “Give it a Name Festival”, di cui siamo orgogliosi di fare parte.
Cosa intendete voi per “Antillectual?! Se non sbaglio è un mix tra le parole “Intellettuali” e “Anti”.
Mi inventai quella parola tanti anni fa e quando iniziammo a suonare insieme, come succede a tutte le band, c’è stato il problema del nome e allora mi tornò in mente. Ovviamente come hai detto è la combinazione di “Anti” e “Intellettuale”, ma non significa quello che magari si può pensare immediatamente, cioè un attacco ai dogmi e al potere. Il significato è ancora più semplice, per noi vuole dire usa la tua testa (intellettuale nel senso di intelletto) per combattere (anti) contro ogni ingiustizia, guerra, disuguaglianza, neoliberismo…e potrei andare avanti con un bel po’ di schifezze ma forse è meglio fermarsi qui (ride).
Il vostro album vi confesso mi ha portato indietro ai tempi di quando ero un adolescente e iniziavo ad ascoltare band come Bad Religion o Propagandhi per la sua genuinità. Quali sono le band che hanno maggiormente influenzato la vostra crescita?! La canzone “Testimony” ha portato indietro la mia mente ai tempi di “Less Talk More Rock”.
Cavolo, grazie dei complimenti. Sia i Bad Religion che i Propagandhi sono state due delle band più importanti per tutti. Mi hanno aiutato sia a scoprire ed addentrarmi sempre di più nel mondo del punk, sia a sviluppare una coscienza politica e sociale forte. Band come loro ti fanno capire che ci sono cose più importanti da dire nelle canzoni che parlare di ragazze che ti spezzano il cuore o di quanto i propri genitori sono brutti e cattivi. Altre band che non posso non citare sono gli Adhevise, i Millencolin e buona parte della scena ”skate punk” anni ’90. Per quanto riguarda i giorni nostri invece sono un grande fan di Strike Anywhere, Rise Against e A Wilhelms Scream.
Possiamo dire che da un punto di vista musicale il vostro album è un esempio di Hc melodic di scuola Old School?!
Bah, questo lo lascio dire ai critici. Il tutto sta nel capire cosa si intende per melodic hc e poi per old school. Si spazia dai Dag Nasty ai primi No Use For A Name per arrivare a tutta la scena skate punk, prima ancora che si chiamasse skate punk. Non credo che noi siamo cosi old school, siamo cresciuti cercando di mischiare vari stili e sound come metal, rock, hardcore e tutto quello che ci piaceva. Chi si trincera dietro la definizione di old school secondo me lo fa anche per un certo snobbismo per dimostrare di essere attaccati alle radici e quindi veri punk, molte volte facendo cosi si rifiutano di ascoltare tutto ciò che è contemporaneo e la situazione è quasi ridicola talvolta.
Ti confesso che vi ho apprezzato oltre che per il vostro sound anche per la forte coscienza sociale e politica che dimostrate e per il messaggio che cercate di mandare ai vostri fan. Pensi che il Punk abbia ancora una forma di valore in questo senso o si sia commercializzato e sia divenuto solo un prodotto?!
Beh se hai un paio di ore possiamo parlarne tranquillamente. Ma non credo (ride). Penso che sia molto bello che la scena punk/hardcore sia ancora una piattaforma che cerca di mandare un messaggio politico e sociale. D’altra parte però penso che le persone debbano essere libere di cantare quello che gli pare, se sono contenti di farsi prendere per il culo perché la loro ragazza li ha lasciati e li ha costretti a diventare emo, facessero. Non sono miei problemi, è una loro scelta. Ci sono molte band che ora sono divenute commerciali ma che quando facevano parte della scena underground hanno fatto grandi cose. Si può magari criticare la scelta di Against Me!, Anti-Flag o Rise Against per essersi “venduti”, ma di sicuro non si può dire nulla sulla loro musica e sul fatto che di fatto la loro carica politica non sia cambiata anche su major. Sicuramente ora fanno molti più soldi, ma penso abbiano ancora attitudine. Quello che è cambiato forse è che se prima li conoscevano 1000 persone, ora magari li conoscono un milione. Non critico le band solo perché hanno trovato il modo di vivere della propria musica, cosa molto difficile nel DIY. D’altra parte però mi fanno schifo tutte quelle band che ad inizio carriera predicano il loro integralismo e amore per la scena DIY e alla prima occasione si vendono il culo al migliore offerente e sfruttano la scena solo per loro interessi.
Trovo che in alcune parti del disco il vostro sound non sia completamente pulito e che in alcune parti è stato volutamente lasciato grezzo e sporco. Ovviamente non penso che sia a causa di un cattivo mixaggio o master ma per una vostra propria scelta. Mi sbaglio?!
Miravamo ovviamente a fare un bel lavoro, ma fare un bel lavoro non significa a tutti i costi avere un sound patinato. Abbiamo voluto che fosse il più vero e sincero possibile, che il suono fosse proprio quello che esce dai nostri strumenti. Se vuoi essere energico e aggressivo, come vogliamo essere, devi scegliere anche un compromesso tra la perfezione artistica e la “sana” cattiveria. Sono molto soddisfatto del risultato finale di “Testimony” e ringrazio molto Nico Van Montfort che ha fatto un ottimo lavoro.
Il vostro album è stato pubblicato da un network di 6 etichette differenti. Come siete entrati in contatto con loro e come è iniziato il progetto?!
E’ quasi impossibile trovare un etichetta che da sola possa coprire tutta l’Europa, ma d’altra parte volevamo che l’album fosse disponibile ovunque. Con gli anni ci siamo fatti molti amici in giro per il mondo e allora abbiamo pensato che magari contattandoli qualcosa ne poteva venire fuori. Abbiamo contattato ciascuna etichetta e abbiamo proposto la nostra idea. Fortunatamente alla maggior parte delle etichette la nostra idea è piaciuta ed eccoci qui con il disco in tutta Europa. Sicuramente non ci avrei mai sperato in un risultato cosi grande te lo confesso, e questo ci rende doppiamente felici. Penso che con una industria discografica al collasso, l’unico futuro per la scena nell’underground sarà nella cooperazione tra etichette. O almeno lo spero per il nostro futuro (ride).
Nel booklet dell’album oltre ai testi avete anche inserito la spiegazione di ciascuna canzone aggiungendo anche molti spunti di riflessione. Penso sia una ottima cosa che permette ai ragazzi di fermarsi e riflettere su quale piega questo mondo sta prendendo. Non pensi che che la musica sia una vera e propria “arma di comunicazione di massa”?!
Certo! E’ proprio quello che penso anche io. La musica è un linguaggio universale perché riesce a raggiungere chiunque. Pensa alla musica pop che coinvolge persone di razze e culture diverse in tutto il mondo. Anche una comunità piccola come quella del DIY riesce a coinvolgere ragazzi di tutto il mondo, dagli Usa all’Europa, arrivando fino in Africa e Asia. Abbiamo voluto inserire quelle nostre considerazioni per far capire di cosa vogliamo parlare. Penso sia un buon modo per raggiungere con le proprie idee un vasto audience.
Nella spiegazione di “Testimony” dite che ci sono solo due chance, o fare parte dei “combattenti della libertà” o essere dei “terroristi”. Considerando che non penso che voi facciate parte di questi due schieramenti, gli Antillectual dove si inseriscono?!
Come ho già detto molte persone si trovano in questi due gruppi estremi. Io considero me stesso una persona critica che ha voluto parlare di politica ma non facendo parte delle logiche di potere comuni. Entrambi i gruppi, i terroristi e i politici che hanno iniziato o supportano il terrore si ergono a difensori delle proprie idee con il loro atteggiamento. Molte vittime del terrorismo, e della guerra che lo dovrebbe combattere non sono questi idioti, sono le persone innocenti che si trovano schiacciate da logiche di potere e di denaro.
Devo confessarti che condivido pienamente la vostra posizione in “Waste = Food”. Al Gore ha provato a divenire presidente degli United Snakes Of America, fortunatamente o sfortunatamente non sta a me dirlo visto che sono tutti la stessa merda con puzza differente, non lo è diventato. Adesso è riconosciuto mondialmente come il “leader del movimento ambientalista mondiale”e ha pure vinto un Nobel. E’ possibile che nessuno veda tutti verdi dollari che si sta intascando quest’uomo dietro una nobile causa?! Come è possibile che nessuno se ne accorga?!
Hai ragione, non ci avevo pensato che lui è diventato portavoce dei “Verdi” perché è il colore dei dollari (Ride). Spero che molti se ne accorgano ma non per questo smettano di impegnarsi per l’ambiente. Bisogna riconoscergli che ha inserito nell’agenda setting mondiale il problema dei cambiamenti climatici e del surriscaldamento del globo. Se riuscirà davvero a cambiare qualcosa, beh tutti i soldi che si è intascato forse non mi diranno nemmeno tanto fastidio. Ti confesso però che dubito che lui se fosse diventato presidente Americano si sarebbe impegnato tanto, non dimentichiamoci il protocollo di Kyoto accaduto sotto l’amministrazione del suo partito. Lasciamo stare le sue intenzioni, quello che io penso che ci si debba iniziare a preoccupare seriamente dei problemi del mondo, prima che si arrivi davvero al collasso. Questo può iniziare solo da noi ragazzi che siamo la generazione del futuro.
Sembra proprio che abbiate fatto vostro il motto dei Propagandhi “Knowledge is power arm yourself”. Visto che questa intervista sarà letta da molti ragazzi, quali libri consigli di leggere per iniziare a sviluppare una coscienza critica?!
Ti confesso che di questo dovresti parlarne con il nostro bassista Yvo che conosce molto bene la scena underground della controinformazione. Per iniziare, seppur è molto discusso, consiglio “No Logo” di Naomi Klein, molto ben scritto e ottimo per iniziare a capire che c’è qualcosa che non va. Non penso serva essere un attivista per sviluppare una coscienza critica, questo libro lo dimostra. Ora mi sono riproposto di leggere il suo nuovo libro “The shock doctrine” che parla degli scempi del neo-liberismo e delle grandi catastrofi che potranno succedere. Consiglio anche di guardare il sito www.akpress.org per una rassegna di libri sul tema. Anche semplicemente leggere il giornale quotidiano è un ottimo modo per rimanere informati; anche se i giornali sono controllati dalla politica e si sa bene, se si ha un cervello si è anche in grado di discernere il giusto dallo sbagliato anche quelli servono.
Non avete mai pensato di entrare in qualche partito o diciamo istituzionalizzare il vostro impegno “politico” per entrare nel sistema?! Non ti è mai venuta voglia di seguire le orme di grandi punk rocker come Jack Grisham dei Tsol o Joey Shithead dei Doa?!
No, assolutamente! Il primo problema sarebbe che non saprei con quale partito identificarmi. Ci sono molti partiti della sinistra che per certi versi rappresentano le mie idee ma nessuno al 100%. Siccome penso che far parte di un partito significhi cooperare con altre persone penso che se manca la comunione di intenti al 100% è impossibile riuscire a lavorare bene per il popolo. E questo lo direi anche se fondassi io stesso un partito con le mie idee. Seconda cosa poi penso che non siano solamente le istituzioni il luogo dove si possono cambiare le cose. Penso che il mio stesso cantare in una band “impegnata” sia una forma di attivismo politico. Gruppi come Propagandhi, Bad Religion e Strike Anywhere mi hanno dimostrato come ci sono tanti modi di partecipazioni e di comunicazione, con la musica hai più liberta rispetto agli ambienti ingessati istituzionali. Noi nel nostro piccolo cerchiamo di dare il nostro contributo. Se ci riusciamo sta poi agli altri dirlo.
Adesso una domanda un pò particolare. Da quando sono adolescente sono sempre stato grande fan degli Anti-Flag. Li incontrai per la prima volta molti anni fa e mi giurarono la loro fedeltà per il DIY. Li incontrai 2 anni dopo quando erano in Fat Wreck e mi giurarono che loro non sarebbero mai andati su Major. Li incontrai 2 anni fa ed erano su una major. Ti voglio fare la stessa domanda ora cosi per regolarmi tra 4 anni. Vedremo mai gli Antillectual su major secondo te?!
Questo è quello di cui ti parlavo prima. Non ti so dire ne mai ne si ora come ora. Mi è dispiaciuto, inutile negarlo quando hanno voltato le spalle alla scena underground. Ora fanno parte di una major label, che è una di quelle multinazionali che loro dicono di combattere. Ma d’altra parte però devo riconoscere che continuano con la loro musica e il loro forte messaggio politico e questo è ottimo visto che su major hai maggior possibilità di raggiungere un vasto pubblico. Penso che il punk non debba rinchiudersi in una ristretta elite. Ho sentito ad un loro concerto per esempio che invitavano i movimenti Antifa a volantinare ai loro show, mi è sembrata un’ottima idea. Per la mia band non ti saprei dire. Non penso che saremmo mai abbastanza commerciali da poter interessare ad una major label, ma se dovesse capitare non ti saprei dire cosa farei. E’ facile parlare quando non sei in quella situazione, la risposta è ovvia visto che tanto non ti riguarda. Non bisogna dimenticarsi che anche i musicisti a fine mese hanno bollette, affitti, rate da pagare. La cosa più “punk” sarebbe quella di riuscire a pagare le bollette con la musica che fai, ma penso sarà difficile. Non per questo ti sto dicendo che svenderei mai le mie idee e la mia passione, questo assolutamente mai!
Vi voglio ringraziare del tempo ragazzi. Ora per concludere vi lascio questo spazio per salutare i vostri fan che vi aspettano il 17 maggio al Give it A Name. A presto ragazzi!
Grazie a te per l’intervista, ci fa piacere non avere le solite quattro domande classiche ma vedere che c’è attenzione sulla nostra musica, sulla nostra band e questo ci gratifica moltissimo. Abbiamo saputo da poco che saremo al Give it A Name italiano e ci rende molto felici perché ci sono un sacco di ottime band. Per ora posso dirvi di passare a sentire e vedere chi siamo sul nostro sitowww.antillectual.com . Grazie a voi e a presto Italia!