Quello che vi introduco in questa sede è l’esordio su long-plèing della cafonissima punk-band di Tunbridge Wells, ovvero uno dei dischi che tutti, ma proprio tutti i punx che si rispettino dovrebbero avere nella propria collezione. Per i miei gusti, questo discone, datato 1982, è semplicemente un classico del punk inglese di tutti i tempi, della statura di un “Nevermind the bollocks” dei Sex Pistols o di un “Punk’s not dead” degli Exploited, ai quali, mi sia lecito dirlo, non ha nulla, assolutamente nulla da invidiare, per non dire che tali capolavori gli fanno una sega.
Molti di voi rispettabili lettori di certo inorridiranno di fronte a siffatta blasfemizzante affermazione: ebbene, chiamatemi incompetente e chiamatemi soprattutto ignorante, dal momento che, come i più svegli certo sapranno, “We are the league” non reca effettivamente in sé alcuna traccia di impegno politico punkanarcoide. Al contrario, l’esordio degli Anti-Nowhere (allora composti dal bestione Animal, dal bassista Winston, dal chitarrista Magoo e dal batterista PJ) si presenta come la summa perfetta dell’attitudine originaria del punk settantasette, tendente per lo più, com’è noto, al nichilismo totale, all’olocausto sonoro e all’oltraggio gratuito-dadaista. Per giunta, nel caso degli ANL, non ci si può nemmeno consolare parlando di prima o seconda ondata punk britannica, indi di punk più o meno ignorante: il gruppo si è formato nel 1979, ed è attivo, a sprazzi, tuttora. E la sua attitudine è immutata, anche se non è mai riuscito a replicare cotanto masterpiece, calando di intensità già con il successivo “The perfect crime” (1984), bello comunque.
“We are… the League” contiene senza dubbio il 90% delle hit del gruppo, dalla potentissima title track a “Woman” alla parziale ristampa dei singoloni a 45 giri che li fecero odiare sin dall’inizio (parlo di “I hate people”, di “Let’s break the law” e del remake del tormentone folk “Streets of London”, cover che fu definita all’epoca il peggior disco mai registrato). Aggiungo che i testi sono tra i più ignobili, sessisti e volgari esercizi di scrittura mai tentati, e sono, pertanto, da avere e da cantare appresso allo stereo senza sforzarsi di comprendere nulla. Aggiungo pure che la ristampa cd (Dojo Records, 1996) comprende anche, in qualità di bonus tracks, i primissimi singoli non remixati, tra cui l’ormai mitica “So what”, che se è mitica non è certo perché rispolverata di recente dai Metallica. Anzi, ascoltare l’originale è d’uopo ai fini della comprensione dello scempio metallaro operato ai danni di un pezzo, di per sé, bellissimo; anche se tale scempio ha avuto poi anche ripercussioni positive, riportando alla ribalta per un po’ i nostri e convincendoli che fosse tempo per una bella e sana reunion, già da troppo tempo posticipata. Del successo pop dei quattro frisconi gli ANL hanno poi, chiaramente, approfittato alla grande: addirittura mi viene in mente che Animal, qualche anno fa, si faceva intervistare indossando spudoratamente la maglietta “Live shit”, col fine ovvio di carpire agli ex-metallusi quanta più propaganda (e retribuzione) possibile…
OK, detto questo, mi sembra che ogni interrogativo sul disco in questione si esaurisca in un imperativo categorico: ve lo dovete accattare. Oppure rubatelo.
Track list: 1)We’re the League 2)Animal 3) Woman 4) Can’t stand rock ‘n’roll 5) (We will not) remember you 6) Snowman 7) Streets of London 8) I hate… people (remix) 9) ‘Reck-a-nowhere 10) World war III 11) Nowhere man 12) Let’s break the law (remix) + bonus tracks: 13) So what 14) I hate people (single version) 15) Let’s break the law (single version) 16) Rocker.