“As the eternal cowboy” fu uno dei dischi che negli ultimi anni ho consumato di più nel mio stereo. Quell’album sprizzava essenza punk da tutti i pori: energia, melodia, passione e rabbia concentrati in 12 tracce. Dal vivo poi tutti quelli che hanno avuto la fortuna di vederli mi hanno raccontato di live-set a dir poco travolgenti.
“Searching for a former clarity” invece mi lascia alquanto perplesso. Dopo vari ascolti non riesco proprio a capire se sia un passo avanti nel loro percorso artistico o sia un passo falso, in parole povere se sia una schifezza o un capolavoro che però non riesco a capire. Certo tra le due impressioni che questo album mi suscita vi è una bella differenza, sarebbe come dire: “Non so se Ronaldo sia un fenomeno o una pippa”.
La band in questi anni ha subito continui cambiamenti di line-up e sarebbe impossibile ora a 5 anni di distanza trovare la stessa band che compose quel capolavoro che rimane “Reinventing Axl Rose”. Metteteci anche che quando si ama con tanta passione un album il suo successore è difficile da accettare e riuscire ad apprezzarlo con la stessa intensità.
Per farvi capire la grande differenza che corre tra i due album basta guardare la durata complessiva dei due lavori: 25 minuti per 11 canzoni di “As the eternal cowboy” contro i 44 minuti per 14 canzoni di “Searching for a former city”. Come potete vedere voi stessi vi è una grande differenza. Le canzoni nel nuovo album non hanno più quell’approccio diretto e grezzo che vi era prima. In questo album si spostano da un classico punk rock con forti tratti clashiani ad un rock d’autore alla Weakerthans.
Le canzoni hanno una forte componente oscura e sembra quasi che la band cerchi grazie agli strumenti di tirare fuori l’angoscia e l’oscurità che ha dentro.E’ un album tetro dalle atmosfere cupe e piene di pathos. Un album che sembra aver reciso i legami con il loro passato che magari scontenterà qualcuno (tra cui il sottoscritto).
Voto: 6 ½