A WILHELM SCREAM: Career Suicide

Molti aspettavano con ansia il nuovo lavoro degli A WILHELM SCREAM, band ormai giunta al terzo album sotto Nitro Records, la nota etichetta di Dexter Holland.
A due anni dall’ultimo lavoro in studio “Ruiner” e dopo un infinito tour che li ha visti protagonisti in tutto il mondo è arrivato finalmente il momento di goderci questo nuovo “Career Suicide”.

Non vi lascio con il fiato sospeso ma vado dritto dritto al sodo. Questo album è una bomba. 35 minuti, divisi in 13 canzoni, di punk-hc senza mezzi termini. Un mix perfetto tra “Mute Print”, l’album che li ha resi noti al grande pubblico, e “Ruiner”, l’album che li ha confermati a grandissimi livelli.
Abbandonate le sperimentazioni e anche le parti più rilassate presenti in “Ruiner”, questo “Career Suicide” è un disco complesso e dettagliato in ogni suo arrangiamento e riff ma al tempo stesso incisivo ed immediato.

Canzoni come “The Horse”, “Die While Were Young” e “These Dead Streets” sono dei veri e propri rulli compressori, per potenza e rabbia, ma non per questo però possono ergersi al ruolo di “singoli”. “Career Suicide” è un singolo lungo 35 minuti. Da ascoltare di filata abolendo qualsiasi tipo di “skip” sul proprio lettore CD.
Le chitarre si rincorrono e sfidano a colpi di assoli e anche le linee di basso, grazie al nuovo arrivato nella band Brian Robinson, sono degne di nota per precisione e velocità, come avviene per esempio nel bridge di “Jaws 3, People 0”.La voce del Sign. Pereira poi è sempre al limite tra melodico e urlato, lasciando un impronta indelebile su ogni brano, grazie anche al supporto costante e preciso di cori intensi e ben strutturati.

Non sono mai stato un fan dichiarato delle band ultra-tecniche ma quello che rende veramente appassionanti questi 13 brani è proprio che la tecnica musicale di questi ragazzi non è mai fine a se stessa ma è anzi lo strumento utilizzato per coinvolgere totalmente l’ascoltatore.

Il loro sound non può che essere definito come la perfetta e naturale evoluzione dell’hc melodico degli anni novanta e quindi mi sento di aggiungere definitivamente e senza dubbi il nome di questa band alla lista dei mosti sacri del genere quali LAGWAGON, STRUNG OUT e PROPAGANDHI.
Sicuramente il miglior album uscito in questo 2007.
RAGAZZI, l’Italia vi attende a braccia aperte.
Voto: 8½/10

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