400 COLPI: Homo homini lupus

Nuova uscita per Chorus of One e anche questa volta l’etichetta torinese ci sorprende.
Dopo una buona dose di rock’n roll nordico, l’ottimo punk-hc di M-sixteen e Tiny Y Son e il punk femminile targato Kamikatze e Disco volante, eccoci alle prese con un disco di puro stampo hardcore (italiano), targato 400 COLPI.

 L’hardcore è la base, melodica e di attitudine, su cui è stato costruito questo album d’esordio, mentre le sfaccettature “metal” danno vitalità ed energia a questa mezz’ora scarsa di musica, raggiungendo l’apice con l’assolo finale di “Tempi Moderni”.
 Se le voci di Tommaso e Sebastiano, un po’ troppo monocorde e accademiche, mostrano qualche spunto interessante nel ritornello di “L’uomo infesta”, sono sicuramente le chitarre l’elemento trascinante dei 400 COLPI,  come ci mostrano fin dal riff apripista di “Kane”. Brillanti e ispirate, si avvicinano a quanto proposto da mostri sacri quali Strenght Approach e To Kill. 

I testi rigorosamente in italiano affrontano i principali argomenti socio-politici degli ultimi anni, dalla pedofilia clericale (“Neve”) alle morti bianche sul lavoro (“Tempi Moderni”), dalle bombe atomiche (“Hibakusha”, termine utlizzato per identificare i sopravvissuti del bombardamento i Hiroshima e Nagasaki, in Giappone) all’eutanasia (“Fino all’ultimo respiro”). 
Tra la rabbia e la passione trova spazio anche un bel intermezzo musicale dal titolo “Sabra e Shatila”, dedicato agli omonimi campi palestinesi situati alla periferia di Beirut, dove diverse centinai di civili furono massacrate da un attacco delle milizie cristiane libanesi.

 Tutti gli argomenti confluiscono quindi al concetto fondamentale della malvagità dell’uomo moderno, mostrata sotto diversi punti di vista e perfettamente riassunta dal titolo “Homo homini lupus”. 
Un disco per cuori incazzati e menti lucide, non trascendentale ma tagliente nei suoi spigoli.
Voto: 6 ½ / 10

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