“We don’t incite violence, we only sing about what happens”. Iniziava cosi'”Chaos”, uno delle canzoni simbolo, quasi un manifesto per i 4Skins, bandche ha segnato un’epoca, rappresentando al meglio il movimento Skinhead,oppure “Oi” se preferite. “Noi non incitiamo alla violenza, raccontiamo soloquello che succede” e’ una dichiarazione di intenti significativa, dicevamo,un tentativo di mettere ordine e fare chiarezza in un periodo in cui diordine ce n’era ben poco.Siamo all’inizio dei famigerati anni ’80, molta gente e’ stanca degliatteggiamenti modaioli di alcuni gruppi punk, il punk stesso come movimentoe’ in fase di assorbimento da parte del sistema, che cerca di comprarlo (percontrollarlo) e rivenderlo come prodotto (per guadagnarci). C’e’ untentativo di riportare la musica e la rivolta punk nelle strade, dove e’nata, e nascono cosi’ i primi gruppi poi classificati come skinhead. Ilpunto di partenza e’ sempre quello, pochi accordi sporchi sparati ad altavelocita’, cambia invece il cantato che viene enfatizzato per urlare piu’forte il proprio disappunto contro tutte le mode. Sono gruppi comeInfa-Riot, Sham 69, Cockney Rejects che nel Regno Unito si fanno largo conforza, con live acts infuocati. Purtroppo nascono pero’ le primeincomprensioni, simpatizzanti dell’estrema destra tentano di appropriarsidel movimento identificandosi negli atteggiamenti violenti ed aggressivi deigruppi skins, mistificando in realta’ quelli che erano valori veri con isoliti tristemente noti ideali di machismo e nazionalismo. Da qui tutta unaserie di risse, scazzi, concerti interrotti ed ingiusta condanna dellmovimento skin come movimento violento ed estremista.In questo contesto va inserita “The wonderful world of 4 Skins”, raccoltadel 1987 che attraverso canzoni indimenticabili ci racconta la storia di ungruppo che, passando attraverso diversi cambi di formazione, brucia perpochi anni i palchi del Regno Unito. Veri e propri inni di rivolta, canzoniurlate, titoli inequivocabili: “ACAB (All Cops Are Bastards)”, “Chaos”, “OneLaw For Them”, “Clockwork Skinhead”, “I Don’t Wanna Die”. Affreschi chepartono dal basso, storie nate nella working class delle periferie inglesi,in netto contrasto con l’etichetta destrorsa frettolosamente appiccicata ai4 Skins. Inutile aggiungere altro, e’ sufficiente ascoltare. In questecanzoni non c’e’ niente di preconfezionato, di costruito, solo compattezza,rabbia e soprattutto sincerita’. Menzione a parte per “Yesterday’s Heroes”,struggente e commovente, da brividi.
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