“Mangiate merda, miliardi di mosche non possono sbagliarsi!”, diceva.
Sono passati 4 anni.. 4 lunghi anni dalla scomparsa di Roberto “Freak” Antoni, leader degli Skiantos. Portato via da una brutta malattia, Freak non aveva fatto in tempo ad arrivare ai 60 anni (che avrebbe compiuto appena 2 mesi dopo).
Ricordo quel triste giorno con malinconia e mi rendo conto di provare ancora lo stesso senso di vuoto quando parlo di lui. Da comico, cresciuto ascoltando i suoi vinili, gli devo tantissimo. Eppure quel giorno come oggi mi trovo davanti alla stessa difficoltà: quella di riuscire a definirlo o definire apieno quale sia stata la sua grandezza.
Definire “controcorrente” la vita e l’arte di Freak Antoni sarebbe a dir poco riduttivo, perché questo significherebbe comunque dargli una direzione chiara, definita, seppure opposta. Freak Antoni e suoi Skiantos erano molto di più; fuori da qualunque binario, schema o etichetta.
Certo, possiamo (e dobbiamo) ricordare che Roberto Antoni è stato un grandissimo esponente dell’avanguardia anni ’70, padre indiscusso del Rock Demenziale e leader della più celebre band Punk Rock italiana.
Eppure questo non è sufficiente per definire quanto sia stato importante e influente per gli artisti del suo tempo e dei tempi a venire.
Antoni e gli Skiantos sono stati anche oggetto di citazioni e tributi molto meno nascosti, basti pensare agli stesso Elio e Le Storie Tese che devono il loro nome proprio all’intro del brano Eptadone.
Andare a un concerto degli Skiantos significava assistere a uno spettacolo di puro genio e follia: dalle battaglie di verdure col pubblico (costantemente stuzzicato dalla band nei modi più disparati) a Sbarbo col sedere di fuori che si fa il bidet sul palco (per poi usare l’acqua per schizzare i malcapitati delle prime file) fino a mettersi a cucinare delle uova anziché suonare.
Non sapevi mai cosa potevi trovarti davanti: gli Skiantos vivevano facendo sentire vivo il proprio pubblico, non prima però di averlo fatto incazzare per bene.
Vi saluto citando ancora Freak Antoni: “Fai bene ad andartene. Anch’io, se potessi, mi lascerei.”
Nicola Selenu