Ok, è finita, anche quest’anno è andata…per me in realtà è finita ieri (domenica, ultimo giorno di festival), che per motivi personali ho dovuto anticipare la partenza a domenica mattina (vergogna, ho avuto un giorno intero per riposarmi prima di tornare al lavoro!), mi son perso i Nofx (che dal 96 ad oggi avrò visto tipo 200 volte) e i Rumatera, che vedrò tranquillamente il 13/9 a Gallarate. Detto questo mi appresto a raccontarvi del disastro finale, il motivo principale per cui sono andato allo Sziget: l’accoppiata Madness/Prodigy.
Dopo le mie peripezie pomeridiane, riesco a liberarmi verso le 19.10, 20 minuti prima che inizino i Madness, mi dirigo verso il Main Stage e intanto una torma di gente viene in senso contrario, sono i reduci del Color Party, e infatti sono ricoperti di quella che sembra polvere colorata dalla testa ai piedi, mi chiedo se qualcuno resterà sotto il palco o se stanno andando via tutti. La risposta la trovate poco sotto. I Madness salgono sul palco e attaccano con “Night boat to Cairo”, e da li è un’ora e poco più di mega classiconi alternati ai pezzi più recenti tipo “My Girl 2” e “Yes yes oui oui da da ja ja” che non sono certo all’altezza ma divertono sicuramente. L’atmosfera che si viene a creare è stupenda: ragazzini/e inglesi dai 12 ai 20 che inaspettatamente cantano tutti i pezzi a memoria, tutti saltellano, chi lo sa fare balla lo ska, chi non conosce la band si lascia seplicemente andare…d’altronde ormai lo sanno anche i muri, stare fermi su un pezzo come “Madness”, “House of fun” o “One step beyond” è semplicemente impossibile. Fanno anche la cover di “Out of space” di Max Romeo, che è il cavallo di battaglia dei Prodigy (ovviamente remixata a modo loro), e recuperano un paio di pezzi dal loro album di cover uscito recentemente: “Shame and scandal” e “Taller than you are”. Lascio da parte le considerazioni su quanto i Madness siano grandi nonostante l’età, le avrete sentite centinaia di volte…e mi limito a sperare che il loro prossimo tour passi anche dall’Italia. Ah, qui sotto vi metto il link col video intero in HD della loro esibizione….prendetevi un’oretta libera, ne vale la pena!
MADNESS @ SZIGET
Quando finiscono c’è un cambio d’atmosfera, la gente è sempre la stessa,ma aumenta la pressione, e sono sicuro che nelle retrovie c’è molta più gente…e quando inizia, la simpatica atmosfera di allegria e positività viene spazzata via dall’aura di aggressività e di anarchia portata dalla band fronteggiata da Keith Flint e Maxim Reality. Tale è il potere evocativo della musica (sia del Madness che dei Prodigy) che gli stessi che mezzora prima stavano ballando allegramente alla luce del tramonto, ora sono delle bestie assetate di sangue che mentre esplode la opener “Breathe”, non si fanno problemi a saltare, urlare, spintonare, pogare, creando una specie di marmellata umana in cui non si distingue un arto dall’altro, una testa dall’altra…ogni tanto passa qualcuno sopra le teste, ogni tanto qualcuno cade e sparisce. C’è da dire che negli anni, con le mie recensioni su Punkadeka mi sono meritato il titolo di Signore Assoluto dell’Entusiasmo Immotivato con deleghe all’uso smodato del Superlativo Inutile…però un disastro di simili proporzioni raramente l’ho visto. Nel pit dei fotografi volano più crowdsurfer impegnando la security a fare gli extra, intanto la band butta fuori il suo repertorio classico, riarrangiandolo in maniera ultra pesante, con parti di doppio pedale e chitarrone extra ad appesantire il tutto ulteriormente. E’ divertente fare la marmellata umana ma dopo un po’ ci si rompe i maroni, quindi mi porto più all’esterno dove ogni tanto passano ragazzine con il cotone nel naso a fermare il sangue. Un concerto veramente tranquillo e misurato da un’altra band che con gli anni è sempre più in foma. I titoli proposti non ve li dico, tanto li sapete già, son sempre quelli, cambia il modo di proporli, come dicevo riarrangiati in maniera più aggressiva, il che funziona, vista la reazione della gente…purtroppo a qualche minuto dalla fine del concerto me ne devo andare…così posso crollare in taxi, all’aeroporto, sul volo, sul treno Malpensa – Milano e alla fine sul divano di casa, con le gambe ormai ridotte a due inutili moncherini (non che prima fossero chissà quanto più lunghe). A breve le foto! Quelle che sono riuscito a fare…
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